“In attesa
di conoscere quando e come saranno effettuati i tamponi a tappeto sul
territorio per individuare i portatori sani di Covid-19, misura questa che
nelle settimane in cui è previsto il picco potrebbe essere efficace per isolare
casi, sollecitiamo la Regione ed ogni istituzione a lavoro a voler prendere
ogni altra misura e, soprattutto, a volerla effettivamente realizzare. Ci
chiediamo poi se i laboratori analisi presenti attualmente nel catanzarese
riuscirebbero a fornire risposte tempestive a questa pubblicizzata attività di
tamponi a tappeto per il territorio. Non se ne parla, ma riusciremo veramente
ad attuare questa misura? Attendiamo ancora risposte in merito!
Meritano
ancora un ringraziamento gli operatori tutti impegnati quotidianamente a
contrastare l’emergenza. Invitiamo ed incoraggiamo gli stessi a tenere duro,
con ogni precauzione in corsia, proprio in questo momento. Non dimentichiamo le
Forze dell’Ordine che speriamo continuino con i controlli di chi viene dal
Nord.
Sappiamo poi
che il Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catanzaro sta svolgendo il suo
importante lavoro – ricordiamo che ha un ruolo centrale poiché monitora la
situazione sul territorio e, infatti, dalla data di adozione della prima
ordinanza regionale, tutti i soggetti residenti o domiciliati nell’intero
territorio regionale e che vi facciano rientro da altre regioni o dall’estero
devono comunicare tale circostanza al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda
Sanitaria Provinciale competente per territorio, con l’obbligo di osservare la
quarantena domiciliare per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti
sociali, di spostamento e di viaggi. La sorveglianza viene compiuta
giornalmente.
In più, i
casi positivi che restano nel proprio domicilio vengono sorvegliati attivamente
ed il rintraccio dei contatti avuti nei 14 giorni precedenti con rispettiva
richiesta di tamponi (anche per coloro che non si recano al pre-triage) viene
fatta da questo ufficio. Anche i trasgressori delle ordinanze vengono segnalati
dalle forze di polizia al detto Dipartimento e sono posti sotto sorveglianza
sanitaria, e ciò a prescindere dalla loro positività al virus. Si comprende, in
quest’ultimo passaggio, che se dovranno occuparsi anche di chi, magari, non
presenta alcun sintomo perché realmente negativo ma posto sotto sorveglianza
solo perché trasgressore di un divieto, rischiamo di avere Uffici che
potrebbero occupare il loro tempo nei confronti di chi almeno presenta sintomi.
L’unico modo per aiutare il personale, oltre chi ci sta vicino, è NON USCIRE!
Ancora,
apprendiamo con favore che anche per l’ospedale Giovanni Paolo II, al fine di
individuare un percorso di gestione del paziente Coronavirus più sicuro
possibile, è stato elaborato un documento relativo ai percorsi
diagnostico-terapeutico-assistenziali e multidisciplinari. Con meno favore
leggiamo che degli 8 posti letto in terapia intensiva, che anche noi
sollecitavamo pochi giorni fa, ne sono attivi solo 4; ci auguriamo che non
servano (come tutti) però è necessario attivare tutto nel più breve tempo
possibile.
Riteniamo
che non sia veramente possibile prevedere un picco di casi adesso che ci
scontriamo con un virus del quale poco si conosce. Aderiamo quindi alla tesi di
quegli scienziati che sostengono che questo maledetto picco sarà possibile
riconoscerlo solo dopo averlo superato. Per questo non possiamo trovarci
impreparati.
Anche altre
aree, per soggetti che necessitino ricovero e per altri che non necessitano di
questo tipo di intervento intensivo, sarebbero in via di realizzazione.
Starebbe per
terminare una ricognizione del personale disponibile sia medico,
infermieristico ed ausiliario. Bene, ma si termini tutto al più presto e, se
del caso, si interpelli ancora la Regione.
Problemi
sorgono quando si parla dei dispositivi di protezione: non è tollerabile ed
incomprensibile che non si ricevano gli stessi DPI”.