Abbiamo intervistato, Francesco Garofalo, un nostro conterraneo, vive e lavora a Como ha preferito NON  TORNARE in questo gravoso periodo ma  ha continuato a lavorare senza interruzione come coordinatore infermieristico in Residenza sanitaria assistenziale/Centro diurno integrato/casa albergo/comunità psichiatrica per rendersi utile ancora di più in questa triste circostanza



1. Ritiene che i sanitari e in generale il personale ospedaliero sia protetto adeguatamente per fronteggiare il Covid-19?
Tremila, tra medici e infermieri hanno contratto il virus, questo è un dato che dovrebbe farci riflettere su come negli ultimi anni, i tagli e la mancanza di investimenti, hanno inciso sulla nostra sanità. C’è una carenza nazionale di dispositivi di sicurezza, in particolare di mascherine. Nonostante questa carenza, con grande spirito di sacrificio e abnegazione, nessun mio collega, si è tirato indietro di fronte al dovere professionale di garantire assistenza. In questo momento è importante preservare la salute di tutti, in particolare di chi lavora in sanità, altrimenti chi rimarrà a prendersi cura della cittadinanza?

2. Cosa può consigliare ai cittadini per proteggersi da questa Pandemia?
Innanzitutto, è bene ricordare che ancora sono in corso degli studi per capire meglio le modalità di trasmissione. Al momento sappiamo che il virus si trasmette da persona a persona, di solito dopo aver avuto un contatto stretto con una persona infetta (sintomatica o asintomatica). Nello specifico, la trasmissione avviene tramite saliva (tosse o starnuti), contatti diretti personali e mani sporche, che vengono a contatto con bocca, naso e occhi. Impariamo a rispettare la distanza di sicurezza, almeno un metro di distanza, in particolare se starnutiscono, tossiscono  o hanno la febbre. Lavarsi le mani più volte al giorno, con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol. Ricordarsi sempre di starnutire e tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e di gettare immediatamente i fazzoletti. Infine, ma non per ultimo, restare a casa ed uscire solo se strettamente necessario.

3. Lei è un giovane calabrese emigrato al Nord, come sta vivendo questa delicata esperienza?
Si tratta di un’esperienza nuova anche per me, nonostante sia abituato più di altri a vivere situazioni complicate. Durante le ore di lavoro, la prudenza è costante, si lavora in modo professionale, ma con la  paura di potersi ammalare. Quando si assistono i pazienti, si cerca di dare loro, tutte le cure necessarie, ma quando torno a casa, la paura di portare il virus e infettare i miei cari è elevata.

4. Si sente particolarmente esposto?
L’assoluta unicità del momento che stiamo vivendo ci sta mettendo di fronte a nuove sensazioni con cui dover convivere. Lavorando in una realtà sanitaria, ed essendo particolarmente esposto, non nascondo che la paura è costante, questo però, è un efficace campanello di allarme, che mi permette di mettere in campo i meccanismi di difesa, affinché utilizzi tutti gli accorgimenti ed esegua con meticolosità, tutte le procedure, per ridurre al minimo il rischio di contagio.

5. Come si comporta quando rientra a casa?
Vivendo insieme a mia moglie e mia suocera, mi sono organizzato come potevo, al fine di evitare il più possibile  contatti con loro. Appena rientro, tolgo le scarpe, faccio la doccia, mangio a distanza di sicurezza, uso un bagno apposito, evito il più possibile di condividere spazi comuni e mi confino in un lato della casa. E’ un sacrificio che faccio oggi, in vista di un futuro migliore domani.

6. Come gestisce la lontananza dai suoi genitori dal momento che è rimasto al Nord?
Quando mi sono trasferito 6 anni fa, ho seguito la mia strada, come ritengo giusto che sia e non ho mai pensato minimamente al fatto che i miei genitori e familiari potessero mancarmi così tanto. In questo periodo difficile mi sono reso conto che non avevo mai dato troppa importanza al concetto di unità familiare. Davo tutto per scontato sia quando vivevo con loro, sia quando sono andato via. Ma ora, sto apprezzando anche un semplice messaggio su whatsapp di mia mamma, o un like su facebook di mia sorella. Quando tutto questo sarà finito, spero di riabbracciare il prima possibile i miei cari; da questa esperienza, ho imparato che non darò più nulla per scontato.

7. Ritiene che le misure prese in Lombardia siano adeguate alla gestione del problema?
Dopo l’ordinanza n° 514 del 21/03/2020 della Regione Lombardia e con la firma del Dpcm del 22/marzo/2020, si è fatto un ulteriore passo avanti. Certo, sono misure che andavano prese qualche settimana fa, purtroppo fino all’altro ieri, in strada c’era ancora troppa gente. Sicuramente ci vorrà ancora del tempo, prima che tutto ritorni alla normalità.




di A.P. & GDG