Il fenomeno
delle violenze di genere, amplificato dalla convivenza forzata in casa imposta
dalle norme Anti-Contagio, è l’oggetto di comunicati stampa diramati da due
associazioi lametine che sono pronte a sostenere le vittime e comunicano i loro
recapiti.
Le riportiamo
Integralmente
ASSOCIAZIONE
PER TE
“L’imposizione
dell’isolamento forzato di questo periodo può amplificare il rischio della
violenza domestica a cui le donne più fragili sono esposte, trovandosi a dover
condividere per tutto il giorno gli spazi familiari con il proprio aguzzino. È
assolutamente necessario rimanere in casa per far fronte all’emergenza
Covid-19, ma le mura domestiche non rappresentano per tutti un luogo sicuro.
Così, le vittime di abusi, in questo momento rischiano due volte: il contagio e
la violenza fisica e psicologica. L’associazione Per te ricorda che in Italia
l’81,2 per cento dei femminicidi è avvenuto all’interno della famiglia”.
La forzata
convivenza con i propri aguzzini in questo periodo scoraggia le donne dal
telefonare alle forze dell’ordine ma la paura può essere superata, per non
subire bisogna che si ricordino che non sono sole e che l’ancora di salvezza
può essere solo denunciare e chiedere aiuto, senza alcuna
vergogna”. L’Associazione Per te ricorda soprattutto che “i numeri da
chiamare per chiedere aiuto sono: 1522 Help Line violenza e stalking; 112 i
carabinieri; 113 la polizia. Nel caso in cui non si riesca a farlo
personalmente, si può chiedere a qualcuno di chiamarle al proprio posto.
L’Associazione Per Te è presente per tutte le donne che vivono, in particolar
modo in questo momento, situazioni drammatiche all’interno delle mura
domestiche continuando ad essere operativa e raggiungibile attraverso
e-mail: perteassociazionelamezia@gmail.com ovvero
tramite telefono: 34501398462”.
ASSOCIAZIONE
CLES Partner del Centro Anti Violenza Demetra
Per chi
avesse necessità, noi siamo disponibili sempre al numero 338 3183253”. “In
questo momento storico le pareti di casa rappresentano per le donne vittime di
violenza, una prigione da cui è impossibile evadere dal proprio aguzzino; le
conflittualità si esasperano e le difese a disposizione sono esigue. La
violenza di genere è un problema prioritario in tema di salute pubblica,
comportando conseguenze somatiche (lesioni, malattie sessualmente trasmesse,
gravidanze indesiderate, disturbi psicosomatici, ecc.), psicologiche
(depressione, ansia, ideazioni suicidarie, abuso di farmaci fumo ed alcool...),
cognitive (ridotta capacità di attenzione/concentrazione), socio-relazionali
(isolamento sociale, compromissione attività lavorativa e delle capacità
genitoriali). Fra le mura domestiche vivono spesso anche bambini che, loro
malgrado, sono inseriti nella rete della violenza e vittime a loro volta.
Secondo l’Oms, la violenza assistita è una forma di maltrattamento nei
confronti dei minori che è diretta conseguenza della violenza intra familiare.
La violenza
assistita ha conseguenze sulla salute fisica, psichica, cognitiva e
comportamentale del bambino. I numeri delle persone coinvolte nella pandemia
sono pesanti e dolorosi e tutti noi siamo angosciati. L’Istat nel report del
2018 riporta numeri terribili: 6 milioni788 mila donne fra i 16 e i 70 anni
hanno subito violenza fisica o sessuale, il 31,5% . La violenza nel corso della
vita: 4 milioni 353 mila donne hanno subito violenza fisica, il 20,2%; 4
milioni 520 mila donne hanno subito violenza sessuale (realizzata o tentata),
il 21%, 1 milione 157 mila donne, hanno subìto stupri o tentati stupri, il
5,4%, 652.000 stupri; 746.000 tentati stupri; 2 milioni 800.000 donne fra i 16
e i 70 anni hanno subito violenza da partner attuali o ex, il 13,6%; 855.000 da
partner attuale, il 5,2%, 2 milioni 44.000 da ex partner, il 18,9%”.
La
percentuale dei figli che hanno assistito a episodi di violenza sulla propria
madre è pari al 65,2%; 644 mila donne fra i 16 e i 70 anni di origine straniera
hanno subito violenza fisica o sessuale, il 31,3%. L’angoscia di fronte a
questi numeri è immane e l’indignazione è altrettanto immane e fa crescere in
noi la consapevolezza dell’impegno che non può subire un fermo, neppure in
questo momento di pandemia. Le prescrizioni imposte hanno trovato una
mediazione e si sono adattate e reso flessibili le comunicazioni ed i contatti.
Il numero
telefonico del Cles è attivo h 24 così come il contatto WhatsApp e Messenger.
Mi ha spinto
a fare questo articolo l’ultimo WhatsApp da parte di una donna straniera che,
dopo le nostre comunicazioni dei giorni scorsi, ha sporto denuncia contro il
marito violento che vale più di mille considerazioni psicologiche e
sociologiche”.