Riportiamo il post su Facebook del Presidente Pro Ospedale del Reventino sulla vicenda del trasferimento di 16 pazienti della Casa di Riposo di Chiaravalle a Soveria Mannelli.
"In tredici anni di impegno e profusione sull'ospedale non mi era "mai" capitato di ricevere 14 contatti su messenger, di ricevere 27 contatti su whatsap , molti che nemmeno conoscevo. Di ricevere tre telefonate di medici, di uno in pensione, oltre che una decina di operatori dell'ospedale in pensione. In pratica dalle 7.40 fino in questo momento ho parlato al telefono è risposto ai quesiti arrivati sui social. Tutto per via delle dichiarazioni del sindaco di Chiaravalle, Donato che attraverso i media ha espressamente detto che 16 pazienti della casa di riposo del suo comune saranno mandati a Soveria. Molti si sono chiesti chi ha deciso questo, e se può farlo solo un sindaco che ha pure il comune confinato. E/o se la decisione sia arrivata da altre sedi. I cittadini esprimono forte preoccupazione soprattutto perché ritengono che l'ospedale non possa offrire quelle garanzie di sicurezza previste nei protocolli, dove ci sono altri servizi che non sono messi in sicurezza. Molti, diversamente, si appellano al senso di solidarietà e sono disposti a guardare con occhio benevolo il tutto, purché la benevolenza non diventi un problema per via di possibili salvaguardie non messe in atto. Per la maggioranza invece questo ospedale che fino a un mese fa veniva escluso da ogni percorso di potenziamento, oggi per incanto di scopre che è una risorsa. Insomma ognuno ha la sua visione, ma quello che emerge è una forte preoccupazione, palpabile, intuibile anche nelle telefonate che mi hanno lasciato esterrefatto. I cittadini sono smarriti, hanno paura. Molti mi hanno detto: noi siamo stati ubbidienti, non siamo usciti, abbiamo ascoltato con puntigliositá le autorità. Qui non ci sono casi di infetti, e adesso che fanno? Ce li mandano? Tutti sono preoccupati perché sanno che quello che si vive non è un film, sanno che la morte può essere dietro l'angolo. Tutti hanno il terrore. Qualcuno mi ha detto? Ma non potrebbero portarli all'ex humanitas, alla Comunità Montana, sono strutture efficienti con riscaldamento tra l'altro fuori città ma dentro la città, perché proprio in ospedale? In fondo sono a tre minuti di macchina dall'ospedale qualora ci fosse bisogno. Questa per me è stata la serata del 28 marzo, una serata che mai avrei immaginato di vivere.
Alessandro Sirianni