foto di repertorio
Scrive l’insegnate
di Gizzeria che, risultata positiva al Covid-19, è attualmente in quarantena
obbligatoria casa e ribadisce che lei e il marito, attualmente ricoverato
presso l’Ospedale Pugliese di Catanzaro, “sono stati corretti e hanno
rispettato le regole e le norme impartite dal governo”.
«I sanitari
stanno indagando per capire da dove sia potuta scaturire l'infezione ma, a
tutt'oggi, non si hanno delle notizie ufficiali, forse sono stati due funerali
dove erano presenti molti congiunti provenienti dal Nord.
Il 7 marzo
mio marito ha cominciato a sentirsi stanco, ci siamo gestiti da soli e con
l'aiuto della farmacia, i medici curanti avevano il divieto di visita e ci
sentivamo sempre via telefono, ci siamo curati via telefono. Mio marito, il mio
amore, stava male, non riusciva a riprendersi anche con i primi antibiotici
così consultando il medico curante lo ho portato a Lamezia alle 21.30; ci hanno
fatto aspettare fuori al freddo, in macchina, dalle 21.30 alle 22.30, e lui
aveva la polmonite. Dicevo che mio marito stava male e volevo che gli facessero
il tampone. Un paramedico ci ha detto che ci sarebbero volute ore e ore prima
che lui potesse avere la radiografiaa e la Tac e poi per il tampone avrebbe
dovuto aspettare altre ore al freddo».
La
situazione dell'ospedale di Lamezia è una tragedia: c'è un solo nebulizzatore e
per aspettare che si igienizzino gli spazi medici tra un paziente e l'altro ci
vogliono ore.
Ho avuto
paura che non ce l'avesse fatta e l'ho portato al Pugliese.
Lì non hanno
fatto domande a me; ci hanno divisi, io in macchina e lui al triage.
Gli hanno
chiesto se avesse avuto contatti con gente proveniente da Milano e lui ha detto
no perché non ne aveva avuti.
Dopo ore mi
hanno chiamata e fatto delle domande vaghe a cui io non ho potuto rispondere
con lucidità, ho parlato dei funerali e della gente che veniva dal Nord, sono
andati in panico e non si è capito più niente. Ringrazio i medici che lo hanno
preso in cura subito e lo stanno aiutando, ringrazio tutti, ma accanto alla
gente per bene c'è anche chi si fa sopraffare dalla paura, sono annebbiati
dalla paura.
I corridoi del triage non hanno erogatori di
amuchina per la gente che aspetta, se si deve fare un tampone ci si trova a
contatto con chi ha il virus senza possibilità di avere mascherine,
disinfettanti, spazi per la gente.”