L’Unione Europea che avevano in mente Spinelli e Rossi è fallita, perché in realtà non è mai nata. La permanenza in questo organismo pur convinti che l’Europa è un valore da difendere, comincia a vacillare e a non convincere più. La pandemia che stiamo vivendo ha accentuato le contraddizioni interne ad un Istituzione, che non si ammanta d’umanità nemmeno di fronte alla morte e alla carestia. Al netto della retorica politica è evidente che quest’unione così com’è, non funziona. È innegabile, infatti, che la gente percepisce un malessere diffuso; che, sempre più persone, hanno difficoltà ad arrivare a fine mese; che le banche lesinano il credito alle imprese e alle famiglie, nel mentre bruciano in assurde speculazioni di borsa migliaia di miliardi; che il lavoro non c’è e, quel poco che è rimasto, è sempre più precarizzato; che la globalizzazione ha portato alla chiusura di milioni di aziende di ogni settore. Ed è altrettanto innegabile che questa pandemia, apre tantissime incertezze e mette milioni di cittadini (non solo italiani) nell’indigenza. È chiaro a tutti, quindi, che continuando su questa strada, l’Unione Europea è destinata a sfaldarsi fatalmente, sotto i colpi che giornalmente, le infliggono i fautori dell’austerity ad ogni costo. Occorre, però, cercare di non buttare via il bambino con l’acqua sporca, tentando di salvaguardare, quello che di buono quest’unione ha prodotto. Per raggiungere, questo risultato, servono, però, alcune importanti riforme, che portino, infine, ad un cambio di paradigma economico. Va abbandonato il mantra del liberismo a tutti i costi! Tale assunto, infatti, ci ha condotti al mercato per il mercato, assurto, quest’ultimo, a luogo di regolazione delle relazioni sociali. Il mercato non può essere quel luogo, perché, in quel luogo conta solo il denaro e di conseguenza i ricchi prevarranno sempre sui poveri creando e accentuando disuguaglianze. Il mercato non conosce umanità! Questo modello, percorso negli ultimi tre decenni, ci ha condotti al punto in cui siamo. Occorre ripartire da una prospettiva diversa. Serve, un modello economico, che affondi la sua ragion d’essere su una matrice filosofica e morale, posta su un piano neo-umanistico, in tale modello, si dovrà affiancare alla libera iniziativa economica, una diversa forma di Stato, che si occupi di riequilibrare tutte le disfunzioni proprie di tale sistema, ponendo al centro, l’uomo e non il mercato, l’essere e non l’avere. Per fare ciò, lo Stato ha bisogno di alcuni strumenti che sinteticamente potremmo individuare nei seguenti: 1) Il primo ed il più importante sono le risorse, senza queste nulla può essere fatto! Conseguentemente, lo Stato e segnatamente l’Unione Europea, deve dotarsi di una BCE pubblica, posta sotto il controllo pubblico, che intervenga con gli strumenti di politica monetaria, tipici di ogni banca centrale, insomma che faccia il suo mestiere. Dovrà, quindi, stabilire tassi d’interesse per il controllo dell’inflazione e iniezioni di liquidità, quando l’economia è in depressione, aiutando gli Stati più fragili e quindi più in difficoltà. La BCE dev’essere prestatore di ultima istanza degli Stati e, deve stabilire, i tassi dei titoli del debito pubblico, che, devono essere gli stessi in tutta l’unione, ponendo fine all’invenzione dello spread ed evitando così di favorire alcuni stati a detrimento di altri. 
2) Il Parlamento Europeo dev’essere l’organo centrale dell’unione, esso, deve avere la potestà legislativa, oggi riservata alla Commissione e, deve, poter controllare la BCE in armonia con la Commissione.
3) La Commissione dev’essere organo esecutivo delle decisioni assunte dal Parlamento europeo, dev’essere composta di parlamentari europei eletti e non da burocrati, nominati da governi nazionali, che non rispondono a nessuno del loro operato.
4) In presenza di queste condizioni organismi come il MES non hanno ragione d’esistere e vanno eliminati. Dev’essere la BCE ad intervenire dove è necessario e senza strozzare gli stati ed i popoli.
5) Serve poi, tornare ad una separazione tra banche commerciali e banche d’investimento (GLASS- STEAGALL ACT) abolita dall’amministrazione americana presieduta da Clinton. In tal modo, l’economia reale non sarà più privata della liquidità necessaria e, allo stesso tempo, le operazioni speculative e le perdite delle banche di affari, non potranno più essere scaricate, su imprese e famiglie.
6) Abolizione delle regole di Bail-in e Bail-out le perdite vanno accollate su chi le ha fatte.
7) Eliminazione del pareggio di bilancio dalla costituzione degli Stati, che devono poter intervenire anche in disavanzo ogni qualvolta tali interventi siano necessari per riequilibrare disfunzioni sociali, o nelle ipotesi di interventi di spesa pubblica, necessari, per infrastrutture e servizi pubblici.
8) Realizzare gli Stati Uniti d’Europa dotandosi di una carta costituzionale fondamentale per l’esistenza stessa dell’istituzione Europea.
Questi punti programmatici sono necessari per riformare quest’Europa; va ribadito, però, che il primo ed il più importante di tutti i cambiamenti è un cambio di mentalità che abbandoni il modello economico che ci ha condotti a questo sfacelo e che innegabilmente, ha favorito solo le oligarchie finanziarie, decimando le classi medie ed incrementando il numero dei poveri, dei quali ha accresciuto le angustie e le sofferenze. Serve l’avvio di una fase nuova, caratterizzata da un paradigma che possiamo definire di economia umanistica, la quale metta al centro l’uomo e non il profitto. Tale modello dovrà lasciare ai privati la libera iniziativa economica ma dovrà riservare al pubblico tutti quei settori a bassa redditività che non attraggono risorse private. Si pensi ad esempio alla prevenzione dei cambiamenti climatici e alla cura del territorio, riservando inoltre al pubblico, quei settori ritenuti strategici nell’interesse della collettività e dei popoli, primo fra tutti la sovranità monetaria. Sono queste le riforme necessarie per consentire all’Europa di vivere e imporsi come potenza nel panorama politico internazionale. Se, invece, quest’Europa persisterà nel seguire il modello economico neo-liberista, evitando di avviare un profondo processo riformista, allora, per il bene dell’Italia e degli italiani, sarà meglio ripensare la nostra permanenza in quest’istituzione. 

Saverio Gioffrè
Segretario IDM Città Metropolitana
di Reggio Calabria