“Come Movimento Cristiano Lavoratori della Calabria, abbiamo fatto nostro l’appello del dottor Cesare Perri affinchè venisse attivato nell’ospedale di Lamezia Terme un Centro Regionale Covid – 19”. 
Lo abbiamo fatto distanti da qualsiasi forma di campanilismo che non ci appartiene  poiché riteniamo il diritto alla salute dei cittadini calabresi prioritario a qualsiasi scelta di natura politica da qualsiasi parte essa provenga. Il Comitato Scientifico, il Ministero della Salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’unica raccomandazione che stanno rivolgendo ai responsabili della politica e della sanità, è quella di creare delle strutture autonome dove questo virus o altri che si potrebbero presentare, possano essere trattati con tutti i presidi medici e sanitari in completa autonomia dalle strutture ospedaliere, che devono continuare, insieme alla medicina territoriale, a erogare i servizi ai cittadini. Cittadini, che oggi, soltanto per la paura, giustificata, di andare in un qualsiasi ospedale, stanno rinunciando alle cure. La proposta del dottor Perri va proprio in questa direzione, come dallo stesso dichiarato: ‘senza contrapposizioni (peraltro mai immaginate) tra la possibile attivazione di un centro Covid a Lamezia e quelli da realizzare in altre sedi…Come già sapevo, l’opzione Villa Bianca non sarebbe stata praticabile in tempi brevi. Ora viene ipotizzato l’utilizzo di un’ala del Policlinico Universitario (che non ha un pronto soccorso). Allora rivolgendomi ai responsabili regionali di ampie vedute, suggerirei di valutare la realizzazione (che può avvenire in un paio di mesi per le ottimali condizioni dello stabile) di un centro Covid anche a Lamezia ma integrato, e eventualmente con un’unica direzione, con quanto nello specifico si vuole realizzare a Catanzaro. Si tratterebbe allora di differenziare con razionalità tra le diverse localizzazioni servizi ad alta e bassa intensità assistenziale, spazi residenziali per pazienti asintomatici o con sintomi lievi o che necessitano di isolamento ma non gestibile nel loro domicilio (per la mancanza di essenziali requisiti... economici, abitativi e altro).
Si richiede in sostanza un’azione congiunta per affrontare il prossimo autunno-inverno quando, anche per la ripresa delle attività lavorative, scolastiche e della mobilità in genere, il virus si diffonderà intrecciandosi con le ‘normali’ influenze e farà affluire sugli ospedali generali e i relativi pronto soccorso un ingestibile numero di casi dubbi. In tale contesto, in ogni caso, al di là cioè di quanto si deciderà di attuare in altre sedi, va riaperta l’unità operativa complessa di malattie infettive con le autonomie indicate nell’accluso progetto (maggior o minori che siano, ma inclusive di un proprio pronto soccorso e di strumentazioni clinico diagnostiche riservate esclusivamente alle patologie infettive). Ne dovrà altresì conseguire il potenziamento dei servizi offerti dall’ospedale generale (con particolare riferimento a quelli maggiormente coinvolti nella gestione dell’epidemia). Sono anche le indicazioni nazionali. E’ una visione globale questa che si propone agli organismi competenti ed essi nel non perseguirla se ne assumeranno tutte le conseguenti responsabilità. Nel complesso del presidio ospedaliero di Lamezia, completamente separato dalla struttura per la degenza e dalla c.d. ‘piastra’, dove è allocato il Pronto Soccorso, si trova l’edificio degli uffici amministrativi con annessi alcuni servizi sanitari. Molti locali sono ormai semivuoti. Si tratta di una struttura divisa in due blocchi intercomunicanti tramite un sotterraneo, con la disponibilità di un centinaio di stanze (alcune assai ampie) su tre piani e di oltre 6000 mq. Inoltre i vasti spazi esterni ben si prestano a percorsi separati. Le attività esistenti possono essere traslocate nel complesso principale o nel vecchio ospedale di colle Sant’Antonio.