La chiusura dei cimiteri e l'impossibilità di rendere visita ai propri defunti sono oggetto di una riflessione del Sindaco Sergio Abramo.
Non posso nascondere il mio profondo dolore nel leggere i tanti messaggi di quanti, in questo lungo periodo di emergenza coronavirus, sono impossibilitati a recarsi nei cimiteri cittadini e a far visita a propri cari. Un dolore misto all’amarezza dell’essere impotenti davanti a provvedimenti emanati dal Governo che travalicano i poteri e la volontà di un sindaco. “I cimiteri vanno chiusi al pubblico per impedire le occasioni di contagio dovute ad assembramento di visitatori”: recita così la più recente circolare del Ministero della Salute dello scorso 8 aprile che ha ribadito l’obbligo di continuare ad adottare questa misura che resta valida per l’intero territorio nazionale. Tutti i sindaci dei Capoluoghi di provincia hanno convenuto sull’inderogabilità di questa disposizione.
Inoltre, dal punto di vista strettamente pratico, aprire i cimiteri significherebbe correre il rischio di non riuscire più a garantire controlli efficaci sugli spostamenti: come si potrebbe verificare, ad esempio, l’effettiva condotta di un cittadino che, partito da Sant’Elia, dichiara di voler andare al cimitero di Lido? Fatico a trovare le giuste parole per dare conforto a quei tanti cittadini che si sono appellati alla mia sensibilità e ai quali mi trovo costretto a ricordare che fino al 3 maggio – salvo nuove determinazioni da parte del Governo – i cimiteri dovranno restare chiusi.
Ciò nonostante, ho voluto fortemente che i quattro campisanti cittadini ricevessero la giusta “cura”, attraverso una pulizia straordinaria, in modo da garantire le adeguate condizioni di decoro quando arriverà il via libera per la loro riapertura al pubblico.
Purtroppo il momento che stiamo vivendo è drammatico non solo dal punto di vista strettamente sanitario, ma anche perché questo nemico invisibile ha colpito dritto al cuore delle persone impedendoci di curare le relazioni, anche con chi non c’è più, che sono importanti per ognuno di noi”.