Lamezia
Terme - Conclusa la prima fase di indagini da parte della Polizia di Stato del
Commissariato di Lamezia Terme, in merito al funerale e, in particolare,
all’assembramento “illegale” tenutosi a “Ciampa di Cavallo” in occasione del
decesso di una persona residente nel quartiere. La Polizia ha individuato
responsabilità e sanzionato numerose persone a seguito di indagini dopo la
“cerimonia” di commiato sotto l’abitazione del defunto tenuta alla presenza di
numerose persone in palese spregio delle disposizioni vigenti emesse per
contrastare la diffusione dell’epidemia da Covid 19. Attesa la gravità dei
fatti, il Commissariato ha avviato, nell’immediatezza, approfondite indagini,
sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore
Maria Curcio, fin da subito informato dal dirigente Raffaele Pelliccia, che
consentivano di ricostruire quanto accaduto.
Impresa
avrebbe prelevato salma dall’obitorio ancora prima di avere autorizzazione
In
particolare, si è accertato che il defunto era il cinquantunenne Armando
Bevilacqua, deceduto a seguito di un malore la sera del 16 aprile, la cui
salma, dopo le formalità sanitarie, nella notte successiva era stata consegnata
alla impresa di pompe funebri “Vescio Funeral Home S.a.s.” di Lamezia, affinché
si occupasse delle successive incombenze finalizzate alla definitiva
sepoltura. Le investigazioni hanno consentito, inoltre, di accertare che
i responsabili dell’impresa di pompe funebri avevano prelevato la salma
dall’obitorio dell’Ospedale ancora prima di essere in possesso
dell’autorizzazione comunale, rilasciata alcune ore dopo. Inoltre, anche
mediante l’acquisizione di registrazioni di impianti di video sorveglianza, si
acclarava che l’addetto dell’impresa di pompe funebri, nella mattinata di
sabato 18, intorno alle 8:40, aveva portato il feretro, contravvenendo
ulteriormente alle disposizioni che ne imponevano il trasporto direttamente al
cimitero, presso l’abitazione della famiglia del defunto, sita in via Salvatore
D’Ippolito, consentendo ai familiari di appropriarsene, farla verosimilmente
transitare nella propria abitazione e, subito dopo, inscenare, nel cortile
condominiale la “cerimonia” immortalata nelle immagini registrate da cui era
scaturita l’indagine. Attraverso l’attenta analisi delle immagini acquisite,
gli operatori della Squadra di P.G. e della Polizia Scientifica del
Commissariato di P.S. di Lamezia sono riusciti ad identificare compiutamente 22
dei soggetti presenti alla “cerimonia”, ai quali, nella giornata odierna sono
state notificate le violazioni amministrative previste della DPCM del
10.04.2020, con l’irrogazione di una sanzione pecuniaria complessiva di 800
euro circa cadauno, e segnalati all’Asp di Catanzaro per la sottoposizione alla
prevista quarantena.
Inoltre,
sono state accertate violazioni amministrative anche nei confronti del titolare
dell’impresa funebre e di alcuni suoi dipendenti, contestandogli, pertanto,
sempre in data odierna, violazioni amministrative che prevedono sanzioni
pecuniarie pari a 10.000 euro, lo stesso sarà segnalato al Sindaco di Lamezia
per l’applicazione dell’ulteriore sanzione della sospensione della licenza.
Dell’attività svolta è stata inoltrata dettagliata segnalazione alla Procura
della Repubblica di Lamezia, ipotizzando, per alcuni soggetti, la commissione
di reati di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e falso. E, infine,
precisano che tra le persone identificate non sono risultati esservi soggetti
sottoposti a quarantena per coronavirus.
Indagini
partite dal video postato sui social
I fatti si sono verificati nella giornata di sabato 18
aprile quando il Commissariato di Lamezia veniva in possesso di un video,
postato su Facebook, in cui si vedeva una bara, portata a spalla da alcuni
soggetti di etnia rom, che usciva dall’androne di una palazzina popolare del
rione, poi accertata essere quella in cui abitava il defunto, e attraversava il
cortile, attorniata da un assembramento di persone, che urlavano, applaudivano
e lanciavano palloncini bianchi. Tali persone, è emerso dalle indagini, si
erano radunate per dare l’ultimo saluto al defunto, con modalità tipiche dei
rom, incuranti delle diposizioni vigenti che vietano gli assembramenti e senza
rispettare la distanza interpersonale prescritta