“Rimanendo nel merito delle questioni, e
lasciando ad altri l’ululare alla luna, è corretto dire che le difficoltà di
Sacal e del sistema aeroportuale calabrese, non nascono certamente per gli
effetti dell’emergenza sanitaria, ma sono difficoltà che vengono da molto
lontano e affondano le loro radici nella storia delle tre aziende di gestione
dei singoli aeroporti calabresi di cui la Sacal, è stata solo una sommatoria
delle difficoltà che hanno sancito la fine storica delle vecchie logiche
societarie. Davanti alle stesse difficoltà, la Uiltrasporti non ha mancato mai
l’occasione di pretendere dal soggetto unico risposte, affrontandole in questi
anni. Risposte in merito alle questioni che attengono alla programmazione del
rilancio del settore aeroportuale calabrese, che deve riguardare tutti gli
scali del territorio stesso, arrivando a momenti di scontro fermo con il
gestore, ricorrendo anche alle aule dei tribunali, e non avendo mai avuto tentennamenti
quando si è trattato di difendere gli interessi dei lavoratori, come facilmente
riscontrabile dai quotidiani, che di fatto hanno seguito con molta attenzione
la cronistoria degli eventi accaduti.
Adesso,
però, il merito è senz’altro quello di garantire alle lavoratrici ed ai
lavoratori della Sacal un ammortizzatore sociale che riguarderà oltre 300
dipendenti, quale quello della cassa integrazione straordinaria, in grado di
difenderli dalla crisi che ha colpito duramente il settore del trasporto aereo
che, come evidenziato nelle stime di chi governa le dinamiche del paese,
ripartirà per ultimo al termine dell’emergenza sanitaria sorta.
Il tutto,
facendo convergere, al tempo stesso, la società verso la giusta direzione,
chiedendo garanzie future anche per tutti quei lavoratori in possesso di
contratti di lavoro a tempo determinato e stagionali, che sarebbero rimasti
certamente privi di ogni possibile prospettiva.
Il sopraccitato strumento, previsto dalla legge, oltre ad essere indispensabile
per la stabilità economica della società, che senza l’utilizzo dello stesso non
sarebbe in grado di affrontare la nuova fase di start up, è necessario per
garantire sino in fondo gli addetti al settore.
In tale circostanza, non registriamo ci sia stata nessuna spaccatura del tavolo
con le altre organizzazioni sindacali, in quanto, l’unitarietà di intenti,
rispetto all’azione sindacale (non solo su questo spaccato produttivo), non vi
è mai stata, per motivi che non attengono al merito della vicenda in esame.
Questa è la
nostra impostazione lungimirante sulla firma dell’accordo. Nulla ha a che
vedere il ricorso ad un ammortizzatore sociale, (peraltro richiesto da tutti i
gestori aeroportuali in Italia), rispetto a quello che dovrà essere il
confronto sull’avvio della “Fase 2” e sulla programmazione del rilancio del
settore aeroportuale, che dovrà prendere le mosse nelle prossime settimane.
Invece, per
quanto riguarda l’anticipazione del trattamento, ci risulta che anche altri
gestori sparsi per il Paese – come ammesso da altri partecipanti al tavolo di
discussione – hanno rivisto la loro posizione, dato che la ripartenza del
sistema aeroportuale italiano, è prevista nel 2022. Come immaginabile, non è
quindi possibile gravare di ulteriori costi le aziende del settore, tenuto
anche conto che la Sacal ha difficoltà economiche importanti. Ciò nonostante,
nell’accordo sottoscritto con Sacal, i lavoratori saranno soddisfatti e
garantiti nella continuità stipendiale. Siamo certi che in questa fase
delicata, e su nostra sollecitazione, la Sacal si impegnerà per aiutare i
lavoratori ad affrontare le difficoltà quotidiane.
Arrivati a
questo punto, cosa centra l’utilizzo di uno strumento di tutela? Quale sarebbe
stata la soluzione alternativa in presenza di una società che ha una difficoltà
strutturale nel fare fronte ad una anticipazione, dovendo assolutamente
ricorrere alla cassa integrazione straordinaria? Cosa centra tutto questo
rispetto all’apertura del confronto sulla futura programmazione? Secondo il
nostro modestissimo parere, abbiamo dato seguito a quanto richiesto dai
lavoratori, rimanendo fermi nella posizione presa, non potendo fare altro che
lasciare indietreggiare gli altri.
Quindi, per
quanto ci riguarda, noi rimaniamo sul merito della questione che è quello di
garantire a tutti i lavoratori della Sacal uno strumento di sostegno al
reddito, in attesa che il sistema aeroportuale nazionale possa ripartire.
Quest’ultimo, fatto che vogliamo ricordare, rappresenta l’unica soluzione in
grado di assicurare la ripresa delle attività in favore di tutti i lavoratori,
sfatando possibili e prevedibili misure drastiche che si sarebbero potute
prospettare in uno scenario così compromesso, e rappresentato da due aeroporti
(Reggio Calabria e Crotone) già chiusi per effetto dei decreti emanati dal Mit,
e la cui riapertura non prevede ancora ad oggi compagnie aeree in
arrivo/partenza, viste anche le decisioni messe in campo da Alitalia ed altre
Imprese di Trasporto Aereo, mediante l’attuata cancellazione dei voli
precedentemente previsti. Senza contare poi, l’avvenuta contrazione
dell’offerta commerciale riguardante il territorio calabrese, che ha segnato
una razionalizzazione superiore al 95%.
Entrata a
regime la questione riguardante la cassa integrazione, chiediamo alla Sacal di
aprire il confronto sulla “Fase 2” che riteniamo sarà graduale, complessa e
soprattutto da non sottovalutare. Sarà quindi chiesta l’attivazione di un
tavolo permanente, affinché non ci si trovi impreparati alla ripresa delle
attività operative degli scali calabresi, una volta finita la crisi dettata
dalla pandemia in atto.
A maggior garanzia degli accordi sottoscritti, è stato inoltre costituito un
comitato di monitoraggio (composto da delegati aziendali, strutture
aziendali/Rsa della Uil Calabria), non solo a garanzia di quanto accordato,
bensì utile al mantenimento di un confronto attivo che vorrà certamente essere
costruttivo per il futuro dell’intero sistema aeroporti”.