Sulla condizione di “gravissima difficoltà economica”
provocata agli operatori commerciali ed ai professionisti che, a causa delle
misure restrittive antivirus assunte dal Governo, hanno dovuto sostenere spese
e costi fissi senza ottenere profitti”, questa mattina ho depositato in
Consiglio regionale un’interrogazione alla Presidente della Giunta regionale.
Ho premesso che, nel corso del dibattito in Consiglio sul
bilancio, ho proposto un emendamento per consentire l’erogazione, da parte
della Regione, di somme a fondo perduto, essendovene la disponibilitÃ
finanziaria, in favore di commercianti e professionisti. Tuttavia, nel corso
della discussione dell’emendamento l’Assessore al Bilancio ha annunciato che la
Regione ha o avrebbe adottato il provvedimento ‘Riparti Calabria’ diretto ad
erogare somme in favore di commercianti e professionisti. Ma avendo io rilevato
che di ‘Riparti Calabria’ sussiste solo un atto di indirizzo (privo di cifre e
senza l’indicazione degli strumenti attuativi), adottato dalla Giunta regionale
senza alcun atto per erogare somme a fondo perduto in favore di commercianti e
professionisti, non ho avuto nessun chiarimento nel corso della seduta,
cosicché, a seguito del parere negativo del relatore, la maggioranza ha
respinto l’emendamento. Al punto che oggi si evince che per la Regione gli
imprenditori ed i professionisti, che costituiscono parti fondamentali del
sistema economico calabrese, debbono cavarsela da soli. Da qui la decisione di
interrogare la Presidente della Regione per sapere se: a) “la Regione ha
adottato o intende adottare atti e provvedimenti (non atti di indirizzo) diretti
ad erogare realmente somme a fondo perduto in favore di commercianti e
professionisti; b) ove trattasi di provvedimenti già adottati (non atti di
indirizzo), di indicare quali siano e quali imprese e professionisti possono
aderire e qual è l’importo che possono ottenere a fondo perduto e quando può
essere formulata la domanda dagli aventi diritto”; c)“ove tali atti non siano
stati adottati”, Pitaro chiede di sapere “quando la Regione intende adottarli”.
In altre Regioni, penso alla Campania ed al Piemonte, tutto
ciò è stato responsabilmente fatto e non con meri atti di indirizzo, ma con
provvedimenti puntuali e attraverso una comunicazione agli interessati limpida,
chiara e trasparente. Possibile che in Calabria tutto debba procedere opponendo
una muraglia di oscurantismo amministrativo che, in continuità col peggio del
passato, impedisce persino di avere certezze su questioni cosi rilevanti per il
futuro di migliaia di persone?