Il Comitato Ambientale Presila con una dura nota rimarca che “con l’ordinanza notturna 45 del 20 maggio 2020 della presidente Santelli, la discarica di Celico torna ad operare a pieno regime e in violazione delle prescrizioni imposte il 19/09/2017 dal Dipartimento Ambiente della Regione Calabria.
Sino a pochi giorni fa  la discarica di Celico, aperta perché ogni tentativo di giungere alla chiusura si è scontrato con leggi che tutelano il diritto d’impresa in contrasto con il diritto alla salute,  accoglieva qualche tonnellata di rifiuto, prevalentemente scarti di carta e plastica, provenienti dalla regione Campania e il conferimento avveniva nel rispetto di alcune prescrizioni, limitando l’apertura e la chiusura di una singola cella, anziché all’intera giornata, a qualche ora, effettuando l’ immediata e necessaria copertura onde evitare la migrazione di potenziali emissioni odorigene” e  conferendo in discarica esclusivamente agli scarti di processo stabilizzati provenienti dalla fase di vagliatura finale del compost.
Da qualche giorno a Celico era iniziato il via vai di rifiuti prodotto dalla provincia di Catanzaro guarda caso il cui ATO è diretto dall’ex direttore del Dipartimento Ambiente della Regione che ha rilasciato l’autorizzazione all’ultimo rinnovo dell’AIA a Mi.Ga.
Ieri sera in pieno new style la presidente della Regione ha tirato fuori dal cilindro una nuova ordinanza che prevede lo sversamento nella discarica di Celico di 300 tonnellate al giorno di rifiuti per 60 giorni.
300 tonnellate di rifiuti corrispondono a circa dieci autoarticolati al giorno che a causa delle limitazioni presenti sulla strada di accesso inevitabilmente porteranno alla violazione della prescrizione che impone lo sversamento per non più di 3 ore al giorno. Di questo se ne stanno accorgendo già i cittadini che da qualche giorno iniziano a sentire la fastidiosissima e pestilenziale puzza di rifiuti. E' evidente che in questo contesto favorevole Mi.Ga. tenterà il colpaccio richiedendo l’ampliamento della discarica prossima ad essere colma".