CATANZARO - “Dalla pandemia sanitaria alla pandemia
economica il passo è stato breve. Dal contagio - che ha provocato migliaia di
morti, colpendo le persone più vulnerabili, costringendo al distanziamento
sociale per sperare nel contenimento della diffusione del virus - alla
“carestia” causata dal contagio tra le imprese, dopo il lockdown. Attenzione,
anche in questo ultimo caso soccombono le più piccole e le più vulnerabili,
nelle aree geografiche più deboli. L’emergenza economica diventa predominante
rispetto a quella sanitaria, e sta già mietendo altrettante vittime. Quello che
temiamo è che le misure di contenimento della crisi pensate dal Governo
nazionale non saranno altrettanto efficaci. Le banche, che hanno in mano questa
responsabilità, forse non sono pienamente consapevoli delle conseguenze nefaste
della propria inerzia”. E’ quanto affermano Alberto Tiriolo, Fulvio
Scarpino, Costanza Santimone, Massimo Maruca, Antonio Torchia e Saverio Macrina
del Centro studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”.
“Le imprese sono ‘autorizzate’ a ripartire dopo una
chiusura di due mesi. Non aspettavano altro, la domanda che sorge spontanea è:
con quale supporto? Una donazione di 600 euro a lotteria: chi li riceve bene
chi no aspetta, nel frattempo c’è sempre la Caritas per mangiare – si legge
ancora nella nota di Tiriolo, Scarpino, Santimone, Maruca, Torchia e
Macrina -. Intanto, si vara un provvedimento di garanzia di 400 miliardi
di euro a copertura dei rischi delle Banche, garantendo non solo il 100%, ma
anche che in caso d’insolvenza agisce lo Stato stesso e le banche, da sempre
abituate a questo. Si balbettano metodi impeditivi che allungano i tempi, si
prevede ogni micro situazione per rallentare ciò che serviva ieri e che ora già
non serve più, perché purtroppo si registrano i primi suicidi da ‘pandemia
economia’. Senza dimenticare che si liberano 400 mafiosi, pronti a impegnarsi
al meglio per i cittadini liberando l’usura sul territorio stremato da questa
incompetenza”.
“Da sempre le azioni di sostegno concertate con le Banche non
hanno avuto nessun successo se non per casi sporadici paragonabili alle
lotterie nazionali, perche immaginare di dare a loro la responsabilità di
riavviare l’Italia – si chiedono ancora i componenti del Centro Studi
Politico-Sociali “Don Francesco Caporale” -. Il segnale della debacle
gestionale della questione era già nell’aria quando Banco Posta non ha aderito
al progetto di fondo di garanzia lasciando a piedi il 40% delle micro imprese o
delle ditte individuali che potevano accedere al fondo. Ricordiamo che il
deputato Wanda Ferro ha presentato in merito una interrogazione parlamentare.
Allora – concludono Tiriolo, Scarpino, Santimone, Maruca, Torchia e
Macrina - o le banche agiscono seguendo i criteri di semplificazione e
celerità per cui le misure sono invocate, o avranno sulle spalle il peso morale
della disperazione di persone che per le difficoltà economiche sceglieranno di
suicidarsi, fisicamente o rivolgendosi agli strozzini, e della cancellazione
dal panorama produttivo di migliaia di aziende e imprese che hanno fatto la
storia del sistema produttivo italiano. Forse la situazione non è del tutto
chiara nella gravità. Per questo, pensiamo ad una mobilitazione davanti alla
filiale della Banca d’Italia per sensibilizzare chi di dovere ad agire nella
direzione di un concreto sostegno alle imprese che devono essere messe nelle
condizioni economiche di ripartire”.