“Noi
seminiamo e i cinghiali raccolgono. Dove andremo a finire? Abbiamo già il
coronavirus, che ci sta creando ingenti danni economici, ci sta mettendo in
ginocchio e i cinghiali da troppo tempo sono una costante con la loro
proliferazione incontrollata.
Oltre ai danni e pericoli c’è la beffa degli
indennizzi. Nei mesi scorsi, il Dipartimento Agricoltura della Regione
Calabria, aveva informato che le richieste di indennizzo già presentate dagli
agricoltori negli anni passati sarebbero state lavorate direttamente dagli
uffici regionali ed avviati tempestivamente alla liquidazione, ma ciò non è
ancora accaduto; la burocrazia vince ancora una volta.
Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono nessuno
interviene. I tempi della natura non vengono regolati dalla burocrazia, adesso
è l’ora di ripensare al modo di agire dei nostri sistemi.
Non chiediamo contrariamente a quanto pensano
gli animalisti, lo sterminio dei cinghiali, ma un giusto equilibrio tra chi da
sempre è vissuto in queste aree, avendo la possibilità di lavorare e produrre
cibo, e gli animali. Oggi questo equilibrio è totalmente saltato.
Auspichiamo che ci venga garantita la
possibilità di intervenire e la salvaguardia del nostro lavoro, soprattutto in
questa fase di emergenza in cui la produzione di cibo gioca un ruolo
fondamentale.
Allo stesso tempo sollecitiamo la Regione
affinché si possa creare presto una filiera della carne di cinghiale da vendere
nei ristoranti, agriturismi o nelle macellerie, evitando di acquistarlo in nero
o, come accade spesso, dall’estero”.