Otto malati cronici su dieci vorrebbero ricevere cure più «umane», per esempio un maggior ascolto da parte del personale sanitario, più attenzione, oltre il 95 per cento vorrebbe non dover combattere continuamente con liste di attesa troppo lunghe, questo anche prima del Coronavirus. Ora è praticamente impossibile, a meno che non sei morente, sette persone su dieci chiedono più attenzione per i disagi psicologici ed economici connessi alla patologia. Nonostante i modelli di cura centrati sulla persona e i suoi bisogni, non solo clinici ma anche sociali, psicologici ed economici, come prevede il  piano nazionale della cronicità chi soffre di una malattia cronica o rara è costretto a barcamenarsi tra percorsi assistenziali solo «sulla carta», difficoltà a prenotare visite ed esami, professionisti e sistemi che non comunicano fra loro, costi da sostenere per far fronte alle carenze dell’assistenza. Non comprendono come mai sono chiusi gli ambulatori che riaprono solo in intramoenia cioè a pagamento. Che stranezza. La fiducia in chi governa la sanità calabrese e lametina è praticamente  pari a zero. Ci sono famiglie che spendono fino a 20mila euro l’anno per assicurare ai propri cari protesi e ausili non rimborsati dal Servizio sanitario, o fino a 25mila euro per la badante o, ancora, fino a 36mila euro per pagare la retta annuale della Residenza sanitaria assistita (Rsa). È quanto è tra l'altro emerso sul sondaggio preparato dai malati cronici del lametino.

Giuseppe Gigliotti 
Presidente dell'Associazione malati cronici del lametino 
Giuseppe Marinaro coordinatore malati cronici del lametino