AMBIRE A RITORNARE GRANDI.

Oggi in Germania si celebrano i 15 anni del governo Merkel. 
In Italia, negli ultimi 15 anni, si sono alternati ben 9 governi.
Qualcuno obietterà, a ragion veduta, che nell'UE a trazione tedesca le regole tendenti al pareggio di bilancio, senza distinzione tra politiche pro-crescita e di semplice irresponsabilità fiscale, e l'ossessiva politica per i surplus di bilancio, non solo non hanno ridotto gli squilibri interni alla zona euro ma, anzi, gli squilibri iniziano ad essere avvertiti dagli stessi tedeschi. Insomma, un'Europa sempre più distante dai popoli.
Qualcun altro obietterà che in democrazia l'alternanza è un valore, altrettanto vero.

Io credo che però la continuità amministrativa sia un dato importante affinché si portino a compimento i progetti cantierati. 
Nove governi in quindici anni sono il campanello d'allarme di un Paese che naviga a vista e di una classe dirigente ormai logora e autoreferenziale.
Visione, credibilità e autorevolezza dovrebbero essere le parole chiave delle forze politiche che ambiscono a governare: governare il proprio Paese nella consapevolezza che si è parte di un puzzle chiamato globalizzazione. Una globalizzazione non più in grado di reggere la vita del mondo perché quando la politica sacralizzò la legge della domanda e dell'offerta, proclamò in realtà la sovranità della mano invisibile del mercato, mettendo la concorrenza, la competizione e il profitto a governare i processi. Ma a suo tempo si aveva dinnanzi un mercato fatto da persone umane e merci prodotte da lavoro umano, oggi enormi volumi di domanda e offerta sono scambiati non tra uomini, ma tra circuiti informatici automatizzati, le merci sono prodotte da macchine che dialogano con altre macchine. Il risultato di questo processo è che oggi la gran parte delle ricchezze del mondo sono concentrate nelle mani di poche persone. 

Dunque, in questo contesto, il tema non è più soltanto il lavoro sfruttato, il precario, l'alienato, ma vi è il problema che il lavoro è soppresso.
Investimenti in deficit mirati alla crescita, Recovery Fund, azzeramento del debito, possono essere opportunità di sviluppo ma solo se alla portata di una classe dirigente capace, lungimirante e incline al bene comune. 
Cavour, in tutta la sua autorevolezza, con il sostegno di Francia e Gran Bretagna, allontanò gli austriaci dall'Italia. Oggi, con le dovute proporzioni, è lo stesso: accantonare la subalternità, essere forti in Europa ed avere forti sostegni esterni, deve essere la declinazione legittima di un Paese che vuole tornare ad essere grande e cambiare il proprio destino da qui ai prossimi 30 anni. Pasquale Villella commissario Idm Castrolibero