"Tre giorni fà, il Ministro degli affari regionali, Boccia, sceso in Calabria per prendere contezza dello stato sanitario, durante un incontro con Nino Spirlì, in quel di Cosenza, dentro un ospedale da campo dove c'erano il capo della protezione civile, Angelo Borrelli e Mario Occhiuto, il primo cittadino di Cosenza, si è lasciato prendere la mano annunciando che sarebbe stato necessario riaprire gli ospedali chiusi utilizzabili. Se non avesse a "chiusi" fatto seguire l'aggettivo qualificativo, avrebbe creato aspettative diffuse, ma aggiungendolo si naviga nel campo della discrezionalità, artificio che la politica utilizza come una polizza. Intanto l'ha detto il 23 novembre, e allo stato, noi, dopo aver tirato il collo a Crhome , Firefox e Microsoft Edge, non siamo riusciti a trovare notizie sul provvedimento orale di Boccia. Noi attendiamo come al solito "fiduciosi", perchè altrimenti non si può fare. Boccia, a nostro giudizio l'ha detto in uno slancio commiserevole, da dentro una tenda afghana, conscio anche che Gino Strada, ci è stato inviato come un'ultima possibilità. Noi avremmo gradito che Boccia si fosse fatto spiegare il disavanzo del debito e che 180 milioni spalmati in tre anni non potranno che reggere solo le spese ordinarie, oltre che,  altri flussi da erogare non saranno capaci di "stornare" un pareggio che è nelle aspettative. Nemmeno i soli debiti della fondazione Campanella, o gli ammanchi orali dell'AO dei riuniti di Reggio Calabria. Boccia avrebbe dovuto sapere, lui come chi l'ha inviato, (e sanno) che nemmeno il nuovo decreto Calabria potrà sorbire un seppur minimo sollievo. L'art. 4-bis, parla di assunzioni a tempo determinato, finché le disponibilità lo consentiranno. Intanto si parla di sblocco del Turn Over - lo ha detto Spirlì - noi attendiamo di capire in che proporzioni e in che modo. Certo è, che la sanità calabrese morirà di stenti, a Roma la considerano solo un peso morto. E quello che ne emerge è che a ridurla così siano stati i calabresi, o meglio la politica calabrese, la ndrangheta e ciò che chiunque nell'immaginario collettivo può aggiungere. Da uno studio emerge che dal budget complessivo ripartito dalla sanità regionale, solo il 10-15% viene fagogitato dal "malaffare", mentre il restante 80% viene utilizzato, non sempre nel modo più probo, per far "funzionare" non è un eufemismo, la macchina regionale. Qualcuno giura, che in Lombardia o nel nord gli affari e gli appetiti sulla sanità superano di gran lunga i nostri. Ma purtroppo si parla solo dei nostri. Se facciamo dietrologia e guardiamo i nostri ultimi assessori calabresi o presidenti di regione (che non saranno stinchi di santi) da Scopelliti a Oliverio, nessuno - se non ricordiamo male - è stato condannato per reati contro il patrimonio e/o la gestione sanitaria. Certo, il debito l'abbiamo prodotto noi in maniera serrata e qualcuno le responsabilità se le dovrà pure prendere. Ma qui è lo stesso giochetto del MES! Prenderlo e aumentare il debito pubblico? O non prenderlo e preservare il debito pubblico, aumentando ancora di più la povertà? Una cosa è certa: senza immettere liquidità, il sistema del primario (industria) e secondario (agricoltura) che fanno il PIL, non produrranno proprio nulla. Quindi: bisogna smantellare subito il commissariamento e congelare il debito, senza aspettare il 2023 perché ciò avvenga. Poi deaziendalizzare la sanità e riproporre con metodi rigorosi le USL."

Comitato Pro Ospedale del Reventino