Assistiamo, in queste ore, all'ignobile e fuorviante scaricabarile della classe politica, nazionale e regionale, sulla collocazione della Calabria in "zona rossa". I nostri parlamentari, con particolare riferimento a quelli di matrice governativa, compaiono, quasi d'incanto, in veste di epidemiologi, infettivologi, virologi, broncopneumologi, immunologi, esperti di statistica sanitaria, con "dotte" dissertazioni sugli ormai famosi 21 parametri statistico/epidemiologici messi in campo dall'ISS, atti a generare l'algoritmo classificatorio dell'Italia in zone rosse, arancioni e gialle.
Tutti concordano,  a giustificazione dell'ordinanza del ministro Roberto Speranza, sulla necessità esiziale di porre la Calabria in "zona rossa" in ragione dell'aumento esponenziale della curva dei contagi e della fragilità del servizio sanitario regionale calabrese, con particolare riguardo all'insufficiente numero di posti letto di terapia intensiva e sub intensiva ed all'assenza di assistenza sanitaria territoriale (USCA, Medicina di Base, Rete Laboratoristica), utili al tracciamento dei contagi ed alla gestione domiciliare dei pazienti Covid 19 a bassa intensità di cura.
Monta, contestualmente al dibattito sulla collocazione epidemiologica della Calabria, l'aspra polemica sull' attivazione (mancata) dei posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, prevista, nell'ambito della revisione della Rete Ospedaliera in Emergenza Covid 19.
Il riparto statale alla Regione Calabria è stato determinato nell'ordine di 51 milioni di euro, comprese le spese per il personale. Occorre affermare, per amore di verità e chiarezza, che i sopra menzionati provvedimenti di rango legislativo e regolamentare hanno previsto non già l'implementazione di nuovi posti di terapia intensiva e sub intensiva, ma una riconversione dei posti letto di degenza ordinaria.
Con il DCA 91/2020, integrato dal DCA 104/2020, il commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi sanitari ha approvato il documento di riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid 19, in conformità alle direttive statali, sulla scorta dell'istruttoria posta in essere dal dipartimento tutela della salute. A riscontro, peraltro, è opportuno evidenziare che la Regione Calabria, con DPGR 18/2020, ha individuato 400 posti letto complessi di terapia intensiva e subintensiva, da allocare nella rete ospedaliera di base, nonché nella rete hub e spoke. Emerge, per quanto riportato, un regime di corresponsabilità tra struttura commissariale e in parte regione, a fronte di impegni provvedimentali formalmente assunti. La corresponsabilità istituzionale, a fronte della becera ed inconferente guerra mediatica scatenatasi in queste ore, ha generato, oltre alla collocazione della Calabria in "zona rossa ", la proroga dei nefasti effetti del Decreto Calabria (Legge N°60/2019), che ha sancito, con la proroga del commissariamento per ulteriori due anni, lo stato di default della gestione commissariale.
Si è assistito, in buona sostanza, ad  un provvedimento legislativo con cui lo stato centrale ha commissariato i suoi organi di rappresentanza, quindi se stesso.  Sia pure in presenza di provvedimenti legislativi  che verosimilmente debordano dalla legittimità costituzionali, la rappresentanza parlamentare governativa, in ossequio all'inveterata prassi del "poltronismo", plaude sciaguratamente alla "zona rossa" ed al decreto Calabria bis, evidenziando la totale subalternità della classe politica meridionale( tutta) al potere centralista dei partiti romani.
Al momento della polemica e del rivendicazionismo sterile ed improduttivo deve subentrare il momento della proposta, scevra da ogni condizionamento circostanziale. Occorre una concertazione istituzionale improntata al  principio di leale collaborazione tra Stato e Regione, così come, d'altra parte, previsto dalla nostra Costituzione. La contrapposizione frontale, improntata al principio di supremazia politica, è destinata a produrre ulteriori macerie nel panorama sanitario regionale.
Occorre, attesa la scarsa forza e propensione della politica regionale a imporre ora la revoca del Commissariamento, una "sinergia trasversale", da concretizzarsi in un programma strategico, una sorta di "Patto Regionale per la Salute", che veda protagonisti il governo regionale calabrese e la struttura commissariale, con il coinvolgimento dei sindaci, in una logica  che tenga conto del concetto di morbilità, comorbilità e vulnerabilità sociosanitaria dei territori, a superamento sia del piano di rientro dai disavanzi sanitari che del fallimentare Commissariamento.
Sul piano strettamente programmatico-legislativo, è auspicabile la separazione delle attività sanitarie territoriali da quelle ospedaliere, al fine di consentire, sia pure nella logica assistenziale della continuità "ospedale-territorio", un'autonoma organizzazione e gestione di ciascuno dei macroambiti assistenziali.
Pertanto, in estrema sintesi, gli obiettivi da concretizzarsi, nel breve-medio periodo, dovrebbero consistere in:
A) incrementare le dotazioni organiche e tecnologiche, con assunzione di almeno 1000 unità tra medici e infermieri, attivare i presidi ospedalieri di prossimità aumentando le terapie intensive e semintensive;
B) Implementare una valida rete assistenziale territoriale, dando vita alle Unità Complesse delle Cure Primarie (Uccp) ed alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft), e che veda, quali protagonisti, i Medici di Assistenza Primaria (Medici di Medicina Generale), i Pediatri di Libera Scelta, gli Specialisti  Ambulatoriali Interni (Sumaisti);
C) Potenziare gli Ospedali di prossimità ( Ospedali di Base), in funzione di filtro diagnostico / terapeutico rispetto alla Rete Ospedaliera Hub/Spoke;
C) Potenziare la Rete Ospedaliera Spoke, attualmente depauperata in termini di dotazioni organiche e risorse tecnologiche;
D) Potenziare la Rete Ospedaliera di Rilevanza Regionale ( Rete HUB),  da basarsi non sul principio del bacino di utenza, ma su dati statistico / epidemiologici di morbilità e comorbilità, in una logica di trattamento per pazienti acuti;
E) Potenziare l'edilizia ospedaliera, utilizzando, a tal fine, i fondi di cui all'articolo 20 della Legge N°67/1988.
In conclusione: oggi si apprende della cacciata, o delle dimissioni non è chiaro, di Cotticelli, ma non basta. Conte e Speranza si assumano la responsabilità del mancato controllo sulla gestione commissariale e della decisione di prorogare il commissariamento per ulteriori due anni assunta pochi giorni fa con il decreto Calabria. Occorre quantificare i danni di una gestione commissariale che da dieci anni offende la Calabria e i calabresi. È il tempo della responsabilità, nessuno rifugga dalla propria, perché perseguire quanto fatto fino ad ora significa condannare la Calabria ad una zona rossa eterna e alla distruzione della comunità sociale ed economica.

*Italia del Meridione