CON IL GENERALE SAVERIO COTTICELLI Mi è capitato due volte di essere ricevuto presso gli uffici del Commissario ad Acta per il rientro dal debito, Generale Saverio Cotticelli. La prima volta, in qualità di rappresentante del Comitato, quando Cotticelli era stato nominato da poco tempo, circa una settimana, l'altra un po più tardi, quando andammo insieme a una delegazione cui capofila era l'avv. on.le Guido D'Ippolito. Non voglio soffermarmi esclusivamente sul merito dell'incontro, ne parlare dei temi discussi, ne tanto meno esporre un parere su; se poi le cose sono andate bene o meglio per quanto nelle aspettative. Voglio solo parlare delle impressioni che ho avuto sull'uomo. Entrambe le volte abbiamo atteso per essere ricevuti facendo anticamera, in quanto il commissario era impegnato con sigle sindacali di medici, con altre delegazioni. Non aveva un attimo di respiro. In quell'ufficio, o meglio in quegli uffici, che non ho mai avuto l'impressione che fossero sotto pressione, li ho percepiti in modo normale, come è giusto che fosse. Cotticelli, no! Era sempre impegnato, saltava da una stanza all'altra con carte nelle mani, e continuamente cercava - credo la sua segretaria - per avere documenti o quant'altro. Insomma, che lui fosse sotto pressione appariva chiaro. La prima volta che ci ricevette, eravamo solo noi del comitato, ci fece accomodare nella sua stanza, e dopo poco capì che eravamo lì perché credevamo in quello che facevamo. Ha subito capito che eravamo distanti dalla politica o da altri interessi che potevano essere terzi al nostro impegno. Questa cosa lo colpì, e ci fece parlare, cercando di capire cosa volevamo. Aveva una calma signorile, ci ascoltava con pazienza, ma io percepivo che quella calma era si una calma, ma strana, perché mi sembrava di capire che fosse uno scudo per nascondere altro; impressioni del momento. Gli suggerimmo alcune cose e al volo capì che erano considerazioni giuste, difatti, senza indugi, ci disse: ok avete ragione, domani convoco il signor (...) e parleremo di questa cosa. Non fu una promessa mancata, lo fece il giorno dopo, lo stesso signor (...) ce lo riferì. Ma la cosa, seppur tentata dal generale, non andò mai in porto. Ancora oggi sono convinto che per la definizione con il dott. (...) no si arrivò al risultato perché lo scoglio fu altrove, non certo Cotticelli. Era chiaro come il Commissario navigasse in un mare di pietre. La seconda volta andammo con una delegazione, ci ricevette, gli consegnammo un progetto per l'ospedale, elaborato con il supporto di tecnici del settore, un documento che aveva avuto la "benedizione" del Direttore Generale dell'ASP, insomma un documento che aveva trovato anche il bene placido del DS, Gallucci, il quale ci diede una mano nella stesura. Cotticelli lo prese e lo conservò promettendoci che lo avrebbe letto. Forse non lo fece mai. Ma era un'altra persona, rispetto a quello che incontrammo i primi giorni, era meno rilassato. E pensare che mi aveva addirittura lasciato il suo numero di cellulare, tanto che due volte l'ho chiamato e mi ha sempre risposto. Poi con Cotticelli non c'è stato più alcun incontro. Credo che in quell'ufficio fosse un Generale senza esercito, stretto tra mille difficoltà. Ma questo non lo assolve. E' pur sempre un ex generale dei carabinieri, avrebbe dovuto mantenerne il profilo etico. Anche quando ti trovi davanti un muro di gomma insormontabile hai l'obbligo di restituire le chiavi e dire: sono in territorio ostile, non ci sono le condizioni. Anche perché quando noti che nonostante gli sforzi il debito aumenta due conti uno se li deve pur fare. Nemmeno non essere a conoscenza del Piano Covid può giustificare alcunché nella morsa di una pandemia. Continuare, credo non sia giusto. Oggi il video di TITOLO V dimostra un pò tutto questo. Una brava persona al posto sbagliato.

Di Alessandro Sirianni