Lars Feld, consigliere economico della cancelliera tedesca Angela Merkel, boccia il Recovery Plan italiano: “Ho l’impressione che contenga pochi investimenti nel futuro e troppi investimenti in settori in perdita. La Bce è sempre più sotto pressione per smettere di comprare titoli del debito pubblico italiano, cioè di fare l’operazione che protegge l’Italia da una impennata sui rendimenti dei titoli”.

Un chiaro messaggio al nostro Governo per migliorare il testo del Recovery Plan approvato dal Consiglio dei Ministri e che andrà votato in Parlamento. In ballo vi è il rischio bocciatura da parte dell’UE, un rischio che suffraga le tensioni all’interno della maggioranza. Sono evidenti le difficoltà del Governo nella gestione della pandemia, a ciò va aggiunta l’assenza di una chiara condivisione di idee e visioni per il rilancio del nostro Paese che già patisce la miopia di gruppi dirigenti che hanno diviso in due lo stivale.


Una divisione che, a partire dalle scuole dell’infanzia, è tangibile. Secondo l’ultimo rapporto SVIMEZ, la percentuale di bambini che hanno usufruito di servizi per l’infanzia nel Sud è del 4,7%, quattro volte più bassa rispetto al 16,7% del Centro-Nord.

Tradotto, significa che in Lombardia il 43% dei Comuni ha attivato il servizio pubblico di asili nido, in Toscana il 70% e in Calabria, invece, un misero 10%. Numeri che parlano da se, (e che ovviamente non riguardano solo tale settore), figli di una perversa applicazione del federalismo fiscale e dei criteri di ripartizione dei finanziamenti statali che purtroppo continuano a perpetrarsi. In Calabria un sindaco può investire, mediamente, circa 126,8 euro per garantire i servizi per l’infanzia, in Lombardia 1.053 euro. Questo è lo stato dell’arte nel mentre a Roma litigano e navigano a vista.


D’altronde sono tante le voci contrariate di sindaci, governatori, associazioni di categoria e sindacati che in queste ore si sono fatte sentire a mezzo stampa, non solo per quanto riguarda il merito dei provvedimenti in questione ma prima ancora per il metodo utilizzato nella stesura del testo del Recovery Plan, ossia il non coinvolgimento di tutte le parti sociali che, come da buona prassi, contribuiscono alla concertazione delle istanze nel nostro Paese, a maggior ragione alla vigilia di un appuntamento dalla portata storica.

Il testo del “Piano di ripresa e resilienza”, più noto come Next generation Italia, non è rassicurante per le condizioni del Mezzogiorno e della Calabria, perché privo di una chiara visione di sviluppo e di investimento di risorse necessarie per il recupero del gap tra il Sud, sempre più marginale, e il Nord. Per l’inefficacia dell’azione di governo vanno evidenziate le seguenti criticità:

È rimasto inattuato lo studio di fattibilità condiviso tra la Regione Calabria ed il Governo, dove si parla esplicitamente di alta velocità e non di velocizzazione, com’è invece previsto nel Recovery Plan.

Nessuna novità rilevante sugli interventi stradali, ad eccezione della linea Jonica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio Calabria, già previsto e in parte finanziato.

Investimenti al di sotto di quanto già stanziato dalla Regione Calabria per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

Nessuna strategia di investimenti sul Porto di Gioia Tauro, la nostra vera porta sul Mediterraneo, ad eccezione di quelli manutentivi, come si legge nel progetto Green Port, o di mero efficientamento energetico degli edifici.

Idem per quanto riguarda gli aeroporti, dove gli unici interventi previsti sono quelli di digitalizzazione, nonostante la difficile gestibilità economica degli aeroporti minori, come ad esempio quello di Crotone.

Per quanto riguarda il settore della sanità, oltre le attuali indeterminatezze del piano, sarebbe auspicabile che ci fosse un forte investimento in Calabria che è la regione con i livelli assistenziali peggiori d’Italia.

Nessuna voce di capitolo spesa per il Ponte sullo Stretto, dichiarato opera strategica dalle Regioni Calabria e Sicilia in più occasioni e tavoli istituzionali, oltre che da autorevoli esponenti del Governo stesso nel recente passato.

Dunque l’auspicio è che si prenda atto delle reali problematiche che attanagliano il Paese e che le risorse siano utilizzate, in coerenza con i criteri individuati dall'UE, per un’effettiva ed efficace coesione territoriale, affinché si favoriscano processi di crescita economica del Meridione, riequilibrando gli assetti infrastrutturali e perequativi, contribuendo allo sviluppo dell’intero Paese, recuperandone la competitività con il resto d’Europa e del mondo intero.


Pasquale Villella

Commissario IdM Castrolibero