Il tema della salute nelle aree interne viene spesso sottovalutato o demandato rispetto ad altre priorità, quasi come se, al contrario di quanto sancito dalla nostra Costituzione, esistessero cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Il nostro comprensorio vive le problematiche tipiche appena accennate in quanto da un lato, si sta assistendo ad un progressivo calo demografico e alla crescita degli indici di invecchiamento, e, dall’altro, alla diminuzione dell’offerta sanitaria pubblica.
Chi come me, risiede in un Comune della valle del Savuto o del Reventino, conosce bene le conseguenze che la chiusura di un reparto o peggio ancora di un presidio ospedaliero comporti: dal Comune di Bianchi, i primi punti di soccorso attrezzati sono l’ospedale di Cosenza e di Lamezia, rispettivamente distanti 45 minuti e 1 ora di percorso autostradale.
Dunque, alla luce dello stato in cui versa l’Ospedale di Soveria Mannelli, non posso che ribadire ancora una volta le mie preoccupazioni affinché questo i cittadini di questo comprensorio abbiano diritto ad accedere alle necessarie cure in caso di bisogno.

L’Ospedale di Soveria Mannelli, che in passato ha offerto una sanità di qualità gradualmente venuta meno per via della spending review, oggi perlopiù si caratterizza con funzioni diagnostiche e ambulatoriali, che tuttavia andranno riviste. Si fatica ormai a garantire i servizi ordinari, la Cardiologia e la Pediatria sono indisponibili per carenza di medici, di personale e strumentazione adeguata. In tempi ante-covid, un ambulatorio riusciva a garantire anche 15/18 prestazioni, mentre oggi, nella massima disponibilità, ne garantisce 5 e il resto del tempo lo assorbono i protocolli per la sanificazione. 

Il tema della salute nelle aree interne può essere declinato, oltre che in termini sanitari, anche in termini socio-assistenziali e di qualità della vita, per la definizione e la costruzione di percorsi operativi che eviterebbero ai cittadini viaggi e disagi anche per patologie di primo e secondo livello. In questo caso, sarebbe auspicabile, come da me già proposto tempo addietro, un sistema di integrazione ospedale-territorio ospitando le Aggregazioni Funzionali Territoriali dei medici di Famiglia, pediatri di libera scelta, Medici di continuità assistenziale e operatori sociosanitari che, turnando, potrebbero garantire l’assistenza sanitaria di base nell’arco delle 24 ore a tutte le patologie.
Un’operazione evidentemente low-cost e che rappresenterebbe non solo un’innovazione di sistema ma colmerebbe quel vuoto di risorse causato dai tagli lineari del commissariamento della sanità calabrese.
Nella speranza che il regime di austerità nel quale versa la sanità calabrese venga in parte colmato dai fondi del Recovery Plan, noi amministratori e dirigenti politici abbiamo il dovere morale verso la nostra terra di offrire soluzioni concrete e fattibili, affinché ognuno di noi si senta responsabile di bella stagione di cambiamento per la Calabria.

Francesco Angelo Perri
Dirigente Provinciale IdM