Le vicissitudini della famosa “Strada che non c’è”, vale a dire quella che dovrebbe collegare le aree del Medio Savuto (circa 30 comuni) tra Cosenza e Catanzaro, sono ormai note.

Un progetto iniziato nel 1988 dalla Provincia di Catanzaro, allora Presidente Leopoldo Chieffallo, e bruscamente interrotto dalla vicenda giudiziaria che ha travolto il suddetto Presidente (assolto definitivamente dopo molti anni) , bloccando un’opera strategica - circa 73 km - già appaltata per 98 miliardi di lire, che non ha mai visto la luce. Neanche ai giorni nostri.

Ebbene, solo nel dicembre 2014, alla presenza del Presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, e di alcuni sindaci del circondario interessato, tra cui l’allora sindaco di Decollatura, era stato inaugurato, nell’entusiasmo di rito quanto ipocrita, e dopo tante beghe amministrative e contrattuali con la prima ditta appaltante, il lotto di 5 km tra Soveria e Decollatura (per un totale di 5 milioni di euro). A distanza di quasi 7 anni nulla è mutato, se non tanta incuria e tanto silenzio generale che potrebbero mettere a serio rischio l’incolumità degli automobilisti, a rigor di cronaca veramente pochi quelli in transito sulla nuova strada, data la sua inutilità attuale, alla luce delle forti precipitazioni avute in queste settimane che hanno poi portato al crollo dei due massi sulla SS19 nel tratto di Tiriolo.
Sebbene le competenze delle due arterie siano diverse, la prima della Provincia, mentre la seconda dell’Anas, i due fatti sono strettamente connessi.
La SS19 è la principale via con cui i pendolari raggiungono il capoluogo di Regione; dunque una arteria molto trafficata e a forte rischio idrogeologico soprattutto nella parte di Marcellinara, sulla quale transitano anche i mezzi oltre le 2,5t (nel silenzio assenso di tutte le autorità) ai quali sarebbe vietato espressamente il transito, ma che alcune imprese scelgono ugualmente di inviare al fine di non gravare sui costi conseguenti alla scelta di un percorso alternativo che implicherebbe il passaggio da Lamezia.
La nuova strada avrebbe sicuramente snellito il traffico sulla sopracitata arteria, garantendo tempestività e meno rischi connessi alla tortuosità dei tragitti che spesso noi cittadini (e gli amministratori del territorio) effettuiamo, nonché un trasporto medico-sanitario più celere dato che nelle nostre zone è molto frequente il ricorso all’elisoccorso.

Un fatto di enorme gravità che avrebbe potuto mietere vittime, e che mette in maggior difficoltà le attività dei comuni interessati e ora isolati, nonostante quel tratto delimitato e dotato di semaforo imperversa da circa due anni senza alcuna concreta azione dell’ente preposto.

Un modello italiano che interviene a evento accaduto e non a prevenzione del medesimo.

Infatti, sul tratto di 5 km della strada del Medio Savuto si può notare negli ultimi 400 mt, in direzione Decollatura Sud, due “dossi” vistosi, segnalati come tali, ma che visti da una prospettiva diversa assumono un potenziale pericolo per la sicurezza di tutti coloro che transitano sia su quel tratto e sia sulla strada sottostante (Via Arena Bianca).

Dalla foto allegate all’articolo si può evincere il degrado del pilone su cui poggia questo segmento di strada, dal quale esce anche dell’acqua, avente provocato appunto il dislivello che ha generato quei due “dossi” (i quali vanno attraversati con la velocità più bassa possibile), senza poi negare che il tratto a raso restante presenta molteplici avvallamenti. Non proprio un bel lavoro considerati i 5 milioni spesi.

Com’è possibile che nessun perito, ingegnere o addetto abbia notato tale pericolo?

Come mai non risulta che nessun sindaco abbia segnalato il fatto?

E’ quanto meno evidente come la situazione così descritta sia legata per questioni di sicurezza e negligenza operativa a quella che ha colpito Tiriolo, ma con effetti ancora più devastanti, quali l’isolamento del nostro comune, con percorso alternativo passando per Bivio Bonacci.

Pertanto non si può sperare sempre nella buona sorte, quanto mai anch'essa insufficiente per avere una strada promessa e mai realizzata.

Non si può attendere una sciagura in stile genova; non si può aspettare che ci scappi sempre il morto per intervenire.
Bisogna immediatamente chiudere il tratto in questione,  effettuare un sopralluogo ed  accertare eventuali responsabilità del caso in capo a chi ha effettuato i lavori.

Una strada che non c’è, ma quel poco che c’è diventa una spada di Damocle sulla vita delle persone ignare di tutto.