VI PREGO, NON PARLATECI DI MODELLO ITALIA.

In questi giorni, un anno fa, in Italia venne certificato ufficialmente il primo caso di positività al Covid-19.
In questi giorni, un anno fa, il nemico invisibile iniziava a propagarsi nel mondo intero, dando inizio ad un incubo che, si spera, presto potremo decretare finito.
Nel rispetto della memoria di chi non è più tra noi, io credo bisogna sottrarsi alla retorica e cogliere l'occasione per riflettere sugli errori commessi nella gestione della pandemia.

D'altronde, tra gli scandali delle ultime settimane, passando per quelli pregressi e per i conflitti istituzionali in itinere, il bilancio non può che essere negativo. Siamo tutti d'accordo sul fatto che la straordinarietà dell'emergenza avrebbe messo a dura prova qualsiasi governo, di qualsiasi colore, ma scaricare tutte le responsabilità sul fato, lo riterrei deplorevole.
Quindi, andando per gradi, è tempo di bilanci per fare tesoro del passato ed affrontare al meglio le opportunità all'orizzonte, non per ultima, quella del Recovery Fund:
-Il susseguirsi dei lockdown e delle misure restrittive emanate da Governo e Regioni, molte delle quali prive di evidenza scientifica e in conflitto di attribuzione, hanno inflitto colpi letali all'economia. E se è scientificamente provato che il distanziamento sociale è determinante ai fini della sicurezza collettiva, non si possono dimenticare le schizofreniche aperture e chiusure di attività produttive, commerciali e scolastiche, le quali non solo hanno ingenerato ulteriori perdite economiche per imprese e partite iva ma non hanno apportato benefici documentabili per la salute pubblica.
-Non è stato posto rimedio alcuno alla lentezza e alle lungaggini burocratiche nell'elargizione dei sussidi ai cittadini da parte dello Stato.
-Non è stata posta in essere nessuna attività efficace di tracciamento del virus, come in altri paesi, per arginare i contagi e la nascita dei focolai.
-Non è stata valorizzata e potenziata la medicina territoriale, la quale, attraverso le cure domiciliari e la medicina di base, avrebbe ingolfato di meno i presidi ospedalieri e non avrebbe posto la cura vaccinale, rispetto alla quale siamo ancora in attesa di un piano, come unico strumento di contrasto all'emergenza.
-In Calabria, l'attività dei commissari alla sanità, succedutisi in piena pandemia, non è stata di raccordo tra il Governo e la Regione, con ritardi programmatici, organizzativi e strutturali che causano tutt'oggi disservizi.
-Gli scandali emersi sul business delle mascherine e sul mercato parallelo dei vaccini.

Dunque, se ancora oggi si naviga a vista in attesa della bella stagione ma ignorando la pericolosità delle varianti al Covid-19, ignorando il fatto che senza nuovi protocolli sulla riapertura in sicurezza di tutte le attività, e alla luce di quanto sopra riportato, non possiamo certamente parlare di 'modello Italia'. 
Urge ripartire e farlo in fretta. Ma senza la consapevolezza che ancora il percorso è in salita e senza la consapevolezza degli errori commessi e delle cose da fare, non si va da nessuna parte. 
I contribuenti meritano rispetto e dignità: un nuovo umanesimo deve essere la bussola dei nostri governanti, se si vuole uscire tutti insieme dal pantano.

Pasquale Villella
Commissario IdM Castrolibero