L’onorevole Barbanti, esponente lametino di Italia Viva, ha diffuso una nota stampa auspicando che non venga attuata una chiusura generalizzata delle scuole.
Riportiamo il testo
integrale della nota:
"In un periodo come
quello attuale fare leva sulla paura è sin troppo semplice. È troppo facile in
questo momento chiedere la chiusura delle scuole sull'onda della paura che
tutti noi genitori, giustamente, proviamo.
Ma prima di farci
trascinare dal sentimento, analizziamo i dati dei contagi recenti in modo da
poter orientare le nostre decisioni sulla base di evidenze empiriche e
comprovate.
In Calabria risultano
attualmente positive 7343 persone, ovvero lo 0,38% della popolazione. A Lamezia
Terme i positivi sono circa 261, ovvero lo 0,37%. In entrambi i casi si tratta
di 3 persone ogni 1000 abitanti. Ben al di sotto della grande maggioranza delle
altre regioni.
In Calabria l'indice Rt
di trasmissibilità è pari a 0,83; meglio di noi, in tutta la penisola, soltanto
Bolzano (0,61) e Umbria (0,82).
Sappiamo infatti che la
Calabria si troverebbe in zona gialla se non fosse per l'ultimo decreto legge
che le ha di fatto abolite sino a dopo Pasqua.
Ovviamente non bisogna
abbassare la guardia di fronte a questo virus che si sta mostrando molto
subdolo; anche noi infatti abbiamo alcuni (pochi per fortuna) Comuni in cui i
Sindaci hanno predisposto chiusure totali, quelle da zona rossa per intenderci,
a fronte di situazioni di contagio molto al di sopra della media. Ci sta. Anzi,
è d'obbligo. Tuttavia i numeri sopra esposti ci consentono di quantificare
l'esposizione al rischio che, in questo momento, in Calabria appare ben inferiore
al resto d'Italia.
Chiedere, quindi, la
chiusura a priori delle scuole nel mentre tutte le altre attività sono
sostanzialmente aperte appare un non senso. Se dobbiamo chiudere le scuole,
allora deve essere zona rossa per tutti.
I protocolli di sicurezza
delle scuole, alla luce dei numeri e ad eccezione di alcuni rari casi, si sono
rilevati efficaci nel contenimento della pandemia, perché quindi dovremmo
privare i nostri figli del diritto allo studio ed alla socialità quando poi gli
adulti godono di libertà e conseguenti rischi di contagio?
Uno studio
dell'università di Oxford ha stimato che la DAD, che va vista come una
soluzione estrema e non come metodo ordinario di insegnamento, provoca una
perdita di apprendimento che può arrivare sino al 55% rispetto al normale corso
scolastico. Ed il danno maggiore tocca agli studenti più giovani, che si
ritrovano basi più fragili su cui costruire la conoscenza futura: è il
presupposto per abbandoni e scelte al ribasso. Infine, un'indagine di Indire su
più di tremila insegnanti segnale che la DAD, pur essendo ripetiamo l'unica
alternativa in tempo di pandemia, viene giudicata inadatta a conservare appieno
elementi fondamentali dell'insegnamento, come la qualità della relazione fra
pari, della relazione educativa, dell'interazione, della collaborazione e della
comunicazione.
Ecco perchè ritengo che
la soluzione, finché possibile, non si deve trovare in una chiusura
generalizzata delle scuole. Bisogna invece sollecitare le vaccinazioni, l'esecuzione
periodica di tamponi e creare le giuste condizioni per proseguire la didattica
in presenza nelle scuole. In altre parole, bisogna chiedere più sicurezza, non
meno scuola".