La
sospensione temporanea della somministrazione del vaccino Astrazeneca ha avuto
un effetto devastante nell’opinione pubblica italiana perché "il messaggio che è
passato, nelle conversazioni alla cassa del supermercato, nelle telefonate tra
parenti e nelle chat dei telefonini, è che quello di AstraZeneca sia un
vaccino meno sicuro degli altri: perché proprio io me lo devo far
iniettare? Stigma senza alcuna base statistica o scientifica, ma avvalorato
proprio dalla decisione della Germania (che ha tutto l'interesse a mettere in
cattiva luce il prodotto inglese) e degli altri Paesi di sospenderne l'uso, e
dall'ulteriore esame cui l'ha sottoposto l'agenzia europea.
Non
possono stupire, quindi, i risultati di certi sondaggi. Come quello fatto
dall'istituto Emg per l'agenzia Adnkronos, secondo cui il 49% degli
italiani ammette di sentirsi «condizionato» dal fatto che la
somministrazione del farmaco AstraZeneca sia stata sospesa. A preoccupare è
soprattutto quel 14% che dichiara di riconoscersi nella frase «Avevo intenzione
di fare il vaccino, ma ora ho delle perplessità», mentre sostiene di essere
ancora determinato a farsi inoculare la dose solo il 62% degli
interpellati, dunque una quota assai inferiore a quella necessaria per
raggiungere l'immunità di gregge. Un'altra rilevazione, fatta da Euromedia
prima della sospensione di AstraZeneca, aveva chiesto agli italiani quale
vaccino preferirebbero: gara vinta da Pfizer col 23,6% dei "voti",
secondo Johnson & Johnson (che nessuno ha ancora visto) con l'8,6%.
Tristemente quinto AstraZeneca, indicato solo dal 2,7%. E secondo una ricerca
condotta da Roberto Baldassari per il sito Affari Italiani, il
70,8% dei nostri connazionali ritiene che lo stesso prodotto non sia sicuro né
efficace.
Manca
la cosa più importante, insomma: la fiducia. Ed è strano che a pagarne il
prezzo sia uno con il curriculum di Mario Draghi, perché se c'è una cosa
che gli economisti conoscono bene è proprio il valore di questo bene
intangibile."...
Fonte: Libero Quotidiano