Qualche
giorno fa ricorreva il cinquantenario della fine dei Moti di Reggio. Un
processo sociologico di movimento collettivo, nato per offesa al senso di regginità ,
cavalcato, poi, da uno schieramento partitico, perché lo Stato aveva
abbandonato la Città dello Stretto. Tutto ciò, in breve sintesi, snaturó il
processo stesso del movimento, poiché si marchió quel sentimento con un
principio legato alla casacca e non già come l'oltraggio subito da una Città .
Alla fine si decise di suddividere gli organi del Consiglio e quelli della
Giunta, tra le città di Reggio e Catanzaro. Dividi et impera, il motto che,
anche in questa circostanza, aveva scritto una brutta pagina di storia, forse
insabbiata in modo frettoloso e mai del tutto, appieno, compresa.
Dopo
50 anni, i poteri centralisti sono ancora lì! Hanno semplicemente cambiato
bersaglio, ma perseverano nel loro metodo avvitato su se stesso. Oggi il
territorio calabrese si caratterizza per diseconomie di scala che vedono da un
lato centri di potere con relative succursali ed aree marginali, dai primi,
rese sterili e private anche della dignità .
Vero
è che, finalmente, le popolazioni joniche iniziano a consapevolizzare, di
essere state, finanche, cancellate dalle mappe geografiche.
Sia
chiaro, non serve elidere una scritta da una carta topografica o politica, per
decretare la morte di una città o di un ambito! Basta semplicemente perpetrare
e perpetuare altrove, rispetto al bersaglio, politiche centraliste.
Avvalendosi, anche, di deviato gregariato locale e talvolta di servilismo non
richiesto, il gioco è fatto. Ed è così che si influenza, a proprio piacimento,
il decorso della storia. Quanto detto è sufficiente ad illustrare come,
volutamente, due aree, Sibaritide e Crotoniate, siano state tenute lontane anni
luce seppur rappresentino la naturale prosecuzione l'una dell'altra. Trenta
anni fa, mancavano i presupposti. La Provincia di Crotone, nasceva da un
semplicistico concetto di decentramento amministrativo. Si decise d'istituirla
senza aver tenuto conto di quanto questa pesasse, in termini di rappresentanza
ed autorevolezza, rispetto al resto. Parimenti oggi diremmo della Sibaritide
qualora questa, al tempo, fosse stata istituzionalizzata. La città di Pitagora,
non aveva mai conosciuto lo statalismo. Aveva alle spalle 70 anni di industria
pesante, che riversava oltre 5000 salari al mese, più indotto. Negli anni 60/70
la demografia aumentava. Dalle periferie, ma un po' da tutta la Regione, ci si
riversava su Crotone perché la città offriva lavoro. E mentre sul finire degli
anni '80, Crotone iniziava a pagare il dazio dell'industria pesante, a Cosenza
ed a Catanzaro, spuntavano i germogli di un'industria leggera, diffusa, mai
privata, e soprattutto a capitale statale. Avendo il lavoro in casa, molte
esigenze non venivano percepite dai Crotonesi. Bastava un'automobile per
raggiungere il posto di lavoro, oltrepassare il semaforo allo svincolo nord e
percorrere 500 metri di statale 106. Già , la statale 106, quella famosa strada
della morte, che però una minima parte della popolazione conosceva nella sua
interezza. Del resto chi si recava all'università aveva il suo Crotone-Roma ed
il suo Crotone-Milano, che permettevano di raggiungere quasi tutte le localitÃ
di studio al centro nord. Poi però arrivano gli anni '90 e sullo Jonio iniziano
i processi d'aziendalismo. La mobilità passa dal ferro alla gomma, l'aeroporto
viene eclissato a favore di altri scali, e tutto si subordina alla fredda legge
dei numeri, che lo Jonio, sembrato, non ha. E pian piano si arriva ai giorni
nostri dove, le antiche Sybaris e Kroton hanno lasciato spazio a due brutte
copie di quelle che erano fra le realtà più produttive e fiorenti di un tempo.
Oggi il centralismo imposto dai Capoluoghi storici ha trasformato questi luoghi
in avamposti di periferia, facendo terra bruciata di tutto ciò che potesse
rappresentare un principio di sviluppo naturale e sostenibile dell'Area. Solo
tornando a ricucire ciò che le deviate politiche hanno volutamente fatto
guardare in altre direzioni si potrà pianificare un futuro fatto di obiettivi,
risultati ed agognata emancipazione. Non si crescerà se si continuerà a
osservare in maniera miope e politicamente deviata altre realtà , ma se si
guarderà insieme nella stessa direzione: la direzione jonica.
Domenico
Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia