FenealUil: “non finito” calabrese schiaffo alla voglia di riscatto di una terra
“È importante sfruttare al massimo le risorse
messe a disposizione dall’Europa con il Recovery fund e per farlo è necessario
avere una visione chiara di quale dovrà essere il futuro della Calabria”
afferma, in una nota, Mariaelena Senese, Segretario generale FenealUil Calabria
Il “non finito” calabrese
è uno schiaffo alla voglia di riscatto di una terra che, per troppo tempo, è
stata presa in giro da una classe politica ingorda e interessata esclusivamente
al proprio benessere.
La pandemia da
Coronavirus, lo ribadiamo ancora una volta, con il suo portato drammatico in
termini di salute e di tenuta occupazionale può rappresentare una occasione,
forse l’ultima occasione, per una reale ripartenza economica, lavorativa e
sociale di questa regione.
Proprio per questo è
importante sfruttare al massimo le risorse messe a disposizione dall’Europa con
il Recovery fund e per farlo è necessario avere una visione chiara di quale
dovrà essere il futuro della Calabria.
Questa visione,
purtroppo, pare mancare all’attuale ceto dirigente calabrese, soprattutto a
coloro che sono stati chiamati a guidare la cosa pubblica calabrese e che,
purtroppo, oggi non solo mancano di prospettiva ma non sono neanche abilitati
alla gestione dell’ordinaria amministrazione.
Il copia e incolla
utilizzato per presentare al Governo le priorità infrastrutturali della
Calabria da inserire nel Recovery plan italiano è l’ennesima ingiustizia consumata
sulle spalle dei calabresi. Le opere collazionate nella proposta calabrese,
infatti, altro non sono che infrastrutture già programmate e finanziate
attraverso altre fonti di sostegno economico, con piani di valenza nazionale o
europea. Il rischio insito in questa idea strampalata è quello di produrre solo
un surplus di finanziamenti, una accavallamento pericoloso di fondi che, per
paradosso, potrebbe affossare definitivamente la realizzazione di
infrastrutture delle quali i calabresi avrebbero dovuto già beneficiare.
Cosa fare allora? Presto
detto. Intanto, vi è la necessità di convocare il partenariato economico e
sociale al fine di riprogrammare al meglio la dote ancora disponibile del Por
Calabria 2014/2021 e, poi, percorrendo la stessa strada mettere mano ad una
seria progettazione infrastrutturale per non disperdere in mille rivoli, o
addirittura rischiare il disimpegno e la restituzione a Bruxelles dei
finanziamenti europei, la programmazione 2021/2027.
Ad oggi, nonostante le
tante denunce pubbliche fatti in questi mesi dalla FenealUil Calabria, il
governo regionale ha ritenuto opportuno rimanere silente e non dare risposte ai
cittadini calabresi.