Siamo dentro un periodo drammatico, per le famiglie, per i lavoratori e per i giovani. A maggior ragione dalle nostre latitudini: oggi come allora, la parte più penalizzata del Paese e, tra qualche anno anche d'Europa, era e resta il Mezzogiorno. È un Sud abbandonato, senza una politica, senza un orizzonte, senza una convergenza tra meridionalisti per tradurre in azione un pensiero ormai unanime. Ci viene detto in tutti i modi dall'Europa, dall'ISTAT e dalla SVIMEZ che non riusciamo ad uscire dalla crisi se non eliminiamo i divari territoriali, di genere e di generazione, eppure continuiamo a farci del male, continuiamo ad intervenire sui problemi del Sud come se l'Italia fosse un insieme forzato di compartimenti stagni non avendo una visione unitaria del Paese. Assistiamo quotidianamente alla divisione e all'indebolimenti del nostro tessuto sociale, quasi come se noi meridionali non facessimo parte di un processo sociale e produttivo condiviso, quasi come se fossimo parte indesiderata di un futuro imposto. 
Tutto ciò non può che porre la figura di De Gasperi dentro un'icona di studio e di approfondimento al suo riformismo concreto, per porre rimedio a qualche decennio di politica di basso profilo e priva di visione.
La riforma agraria, la Cassa per il Mezzogiorno, il piano siderurgico, il forte rilancio dell'Iri, il sostegno alla politica petrolifera di Mattei, il programma infrastrutturale, il piano Vanoni, i piani sociali di Fanfani: sono state queste le azioni che pongono di diritto De Gasperi nell'Olimpo dei veri meridionalisti, come Pasquale Saraceno o Giustino Fortunato.
Oggi abbiamo bisogno, da un lato, di politici più competenti e, dall'altro, di avere una strategia di coesione/inclusione per tutte le regioni del Mezzogiorno. La priorità, dunque, deve essere quella di riorganizzare una nuova Cassa per il Mezzogiorno composto da studiosi e tecnici liberi e altamente specializzati, in modo tale da assolvere al compito storico che De Gasperi ci ha lasciato in eredità: sanare finalmente il divario Nord-Sud, scrivendo una nuova rinascita del Mezzogiorno, con interventi programmatici e organici.
Guardare oggi a De Gasperi, al suo pensiero, che operò nel periodo più difficile dell'Italia repubblicana, facendola uscire dalla povertà e rilanciandola verso un progresso sociale ed economico unitario, ci da' speranza per ripensare ad un'Italia migliore senza divari e senza partenze.
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