#BOICOTTAMAZON 
A fronte di ben 44 miliardi di euro registrati solo in Europa come ricavi nessuna imposta è stata pagata dal colosso dell'e-commerce. Infatti, la società ha trasferito i profitti, realizzati nei vari paesi europei, presso la propria sede legale situata in Lussemburgo che è un paradiso fiscale e, avendo dichiarato considerevoli perdite (1,2 miliardi di euro), ha ottenuto il riconoscimento di un ingente credito d'imposta (pari a 56 milioni di euro) che potrà utilizzare in futuro.
Siamo al paradosso specie in un Paese come l'Italia dove il contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale è attuato nei confronti di cittadini e piccole e medie imprese dalla Guardia di Finanza e dall'Agenzia delle Entrate, in modo assai rigido, mediante un'azione di controllo e di accertamento basata sull'utilizzo di metodi talvolta aggressivi: dalle indagini bancarie, effettuate sui conti correnti e postali dei cittadini per rintracciare versamenti e prelevamenti di contanti; al "tovagliometro", utilizzato per determinare ricavi in nero dei ristoratori; al "redditometro", con cui si calcola il reddito delle persone sulla base delle spese sostenute. Una lotta all'evasione che va politicamente sostenuta ma ha dell'incredibile che una società italiana debba sostenere costi elevatissimi per la gestione e subire una tassazione ancora più elevata mentre, una società come Amazon, operante su internet, oltre a risparmiare vari costi, in virtù della natura telematica del lavoro, riesce a lavorare completamente esentasse. 

Introdurre una "digital tax"  (nuova imposta avente ad oggetto la tassazione delle attività svolte online, da versare al di là dell'ubicazione della sede legale della società nel Paese in cui avviene la vendita) oppure boicottare Amazon.
 
#italiadelmeridione