A spasso con l'innovazione o solo dipendenza?

Era il 
2017 quando nel bellissimo borgo storico di Bivongi (il paese della longevità), durante un vivace simposio in cui si discuteva dei benefici effetti della dieta mediterranea e di stili di vita sani, direttamente testimoniati da un astante ultracentenario, un medico esperto salutista  evidenzio', a proposito di stili di vita, quanto fosse pericoloso, per l'equilibrio psico-fisico, l'uso smodato degli smartphone.

Gli smartphone e i social network sono indubbiamente un potente strumento di comunicazione che ha tracciato nuove frontiere, globalizzandole; ma il rapporto con la tecnologia può degenerare pericolosamente se non si pongono dei limiti e non si adottano delle contromisure. E mi riferisco soprattutto ai giovani. Ormai il telefonino è diventato un'appendice indispensabile, interiorizzato nella cultura giovanile dominante come strumento di comunicazione, di interazione virtuale, di apprendimento, di svago. I ragazzi con uno smartphone in mano fanno di tutto e in assoluta solitudine. Ed è così che si rapportano al mondo, come monadi.

Al di là dei rischi del cyberbullismo, del revenge porn, della violazione della privacy e di tutte quelle condotte che sconfinano nell'area del penalmente rilevante, il tema vero che ci occupa (e preoccupa) per la sua subdola insidiosità è quello della "tecnodipendenza" che può derivare dall'uso distorto della tecnologia e dei suoi strumenti di distrazione di massa. 

Molti studiosi e medici hanno concentrato la loro attenzione sull'uso eccessivo di questi dispositivi, registrando un dato allarmante, e cioè che i giovani utilizzano gli smartphone fino ad otto ore al giorno, a volte anche oltre. Sono stati analizzati i disturbi comportamentali che derivano da certe cattive abitudini: ansia, irritabilità, isolamento sociale, alienazione.
È necessario dunque (ri)stabilire delle regole (anche quelle elementari della buona educazione) per contrastare tali degenerazioni. 
Lo smartphone non dovrebbe mai essere utilizzato nelle occasioni conviviali, a tavola, quando la famiglia è riunita o mentre si fanno i compiti. E dovrebbe essere usato con moderazione sui mezzi di trasporto pubblico o nelle sale d'attesa di studi, uffici, etc. Il compito di noi genitori è quello di offrire il buon esempio (lo dico a me stesso) indicando la strada dell'autenticità delle relazioni umane, che passa anche attraverso un uso corretto e moderato della tecnologia, perché la distanza fisica crea distanza emotiva. 

D'altronde, scriveva Aristotele, l'uomo è un animale sociale perché tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Società e comunità, già sfaldate e logorate dalla crisi economica e pandemica, devono essere il nostro obiettivo comune per recuperare le nostre radici, il nostro comune sentire, il senso di appartenenza alla comunità e ai nostri territori. Ciò al fine di tornare a guardare al futuro con maggiore fiducia, con la forza della coesione, con il supporto di un'intera comunità che condivide gli stessi obiettivi di civiltà. Solo allora ci accorgeremo, forse, che basterebbe sollevare un po' quel capo sempre chino sullo schermo per tornare a guardare le stelle e sognare un futuro migliore.
Buona domenica Orlandino Greco IDM