"Dobbiamo fare in modo che il Neto dimenticato abbia il suo Parco fluviale attraverso una specifica legge da scrivere con tutti i soggetti del territorio. Non una legge calata dall'alto né una legge manifesto, ma scritta con le rappresentanze delle comunità coinvolte e utilizzando competenze scientifiche sperimentate. L'impulso a fare sintesi del patrimonio di paesaggi mozzafiato, storia e ricchezza enogastronomica,  per salvaguardarlo e metterlo a valore deve aprire nuovi scenari all'insegna dello sviluppo sostenibile. Non bisogna più inseguire miraggi industriali che, quando si sono concretizzati, hanno generato ricchezza per le imprese del Nord e lasciato in Calabria povertà diffuse, diseguaglianze sociali e disastri ambientali. Oggi che le nuove sensibilità ambientali giocano a nostro favore e a fronte delle ingenti risorse che l'Europa mette a disposizione per la transizione ecologica, è tempo di ricongiungere la  contemporaneità con la storia antica e meravigliosa del Neto, il secondo fiume per portata della Calabria dopo il Crati che nasce nei pressi del monte Botta e dopo un viaggio di 80 km  finisce nello Ionio".

L'ha detto il consigliere regionale Francesco Pitaro concludendo il  dibattito (coordinato dal direttore del "Crotonese" Giuseppe Pipita) sull'istituzione del Parco del Neto nella prima delle tre  giornate (dall'1 al 3 giugno)  organizzate dal "Festival Note sul Neto" svoltasi nel Castello di Santa Severina e al quale hanno preso parte (dopo la proiezione del docufilm "Neaithos")  il presidente della Pro loco Siberene Fernando Panza, il  sindaco di Santa Severina Lucio Giordano, il presidente dell' "Ape Millenaria" Antonio Grimaldi e l'etnobotanico Carmine Lupia coordinatore del "Cammino Basiliano.

Ha aggiunto Pitaro: "A questo territorio e alla Calabria serve eliminare ciò che divide e crea marginalità e fare squadra. Lavorare insieme e obbligare le istituzioni a ogni livello a sostenere, con azioni concrete, la messa in sicurezza dei nostri giacimenti di natura e cultura, affinché promuovano ricchezza e nuova occupazione con il coinvolgimento delle comunità e in particolare dei nostri giovani. È questa la  scommessa per lo sviluppo di questa parte del Mezzogiorno. Dobbiamo imparare dagli errori del passato, assumendoci ciascuno le proprie responsabilità. Ho discusso del Parco del Neto con il responsabile nazionale per le Aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti, che si è detto disponibile a contribuire nella stesura dell'articolato legislativo. La costituzione del consorzio dei Comuni del Neto indicata dal sindaco di Santa Severina  va nella direzione di potenziare la coesione e dare forza all'impegno che questo evento ci dà l'occasione di assumere pubblicamente".  

Ha commentato il consigliere regionale: "La storia del Neto è la metafora della Calabria che ha toccato vette altissime con la cultura magnogreca per poi declinare inesorabilmente. Neto significa 'navi bruciate'. Si racconta che alcuni Achei  di ritorno dalla spedizione Iliaca vi approdarono e cominciarono a esplorare i luoghi, lasciando incustodite le navi che vennero incendiate dalle troiane a bordo desiderose di mettere radici. Quelle navi purtroppo sono state ricostruite, specie dopo la fine del sogno industriale crotonese negli anni '90, non per esportare i prodotti dell'area ma per portare nel mondo i calabresi della diaspora. Oggi abbiamo il dovere di fermare, investendo sul binomio natura e cultura, la disoccupazione che tocca percentuali da capogiro e la fuga dei giovani. Non possiamo più sbagliare!" Infine, Pitaro ha voluto ricordare, in coincidenza con la Festa della Repubblica, che "il Marchesato ha una grande  storia democratica da cui attingere per aprirsi varchi di sviluppo nella legalità.  Non a caso qui, in controtendenza con i dati del Mezzogiorno, la Repubblica al referendum del 2 giugno del '46  prevalse sulla Monarchia con Crotone in testa".