Partire o restare?...vivere!

L'11 di giugno del 1956, consumato nella sua casa di Roma da un male incurabile, moriva Corrado Alvaro. Ogni anno, si ricorda nel mondo, e forse meno in Calabria, la morte di uno dei più grandi scrittori italiani del '900 ma di certo il più grande scrittore della Calabria. 

"I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia." Con queste parole Alvaro raccontava la contraddizione di una terra bella e disperata.

Negli scritti di Alvaro si ritrova l'amore e la sofferenza per le condizioni della Calabria, a cominciare dalla sua San Luca. Nel libro "Gente di Aspromonte", Alvaro dipinge perfettamente la Calabria, lanciando contestualmente un messaggio di partecipazione intriso di un forte desiderio di riscatto. 

La sua attività svolta al di fuori della Calabria, dimostra come nella nostra terra, amata e amara, andare è da sempre una scelta combattuta ma restare è un'impresa complicata, perché è difficile seminare e raccogliere in una terra così ai margini dei fermenti delle grandi correnti economiche, letterarie ed artistiche. La letteratura italiana è emblematica di questo fenomeno migratorio: grandi scrittori di origine meridionale, come Verga e Pirandello, si trasferirono uno a Milano e l'altro a Roma.

Alvaro era un intellettuale complesso, che trasfondendo nella sua scrittura l'esperienza maturata fuori dal contesto calabrese è riuscito a valorizzare la sua Calabria, raccontando la storia di una terra difficile e così rafforzando l'identità culturale di una terra di confine. 
Ad Alvaro va il merito di aver ampliato i confini claustrofobici della Calabria, proiettandola nel mondo attraverso la sua storia, guardando al futuro con l'esperienza del passato. 

Ecco perché ho sempre ritenuto fondamentale per un politico esplorare il mondo, conoscerlo, avere un termine di paragone che si collochi al di là dei confini e dell'esperienza territoriale. Parimenti ritengo essenziale conoscere profondamente e diffondere la cultura della propria terra, nell'ottica di uno scambio interculturale portatore di valore, anche politico. Ci sono modelli di buon governo e di buona amministrazione, modelli sperimentati che funzionano e che potrebbero essere importati nella nostra regione o che potrebbero quanto meno ispirare il nostro modo di governare, così da compulsare la scelta di restare in una terra in cui finalmente si può seminare e raccogliere. 

Resta, allo stato, l'amarezza per la fuga di risorse, per i tanti giovani che delusi e disillusi lasciano la Calabria perché l'obiettivo di realizzarsi qui è impraticabile. Anche questa è una nostra responsabilità, una responsabilità delle classi dirigenti e di chi negli anni ha favorito carrozze in treni di sola andata e in una sola direzione. 
La strada del cambiamento è purtroppo tortuosa e richiede coesione e risorse importanti ed intanto nella lunga e logorante attesa che si creino le condizioni per un ritorno ovvero per impedire che i migliori fuggano il dubbio se sia più giusto restare o fuggire mi assale, mi turba, mi inquieta e mi lascia senza risposta.
Buona domenica 
Orlandino Greco IDM