Le derive pericolose: dalla Rivoluzione alla Restaurazione 

Il 14 luglio 1789 è una data storica molto importante: la presa della Bastiglia, come momento cruciale della rivoluzione francese, segna storicamente la caduta dell'ancien règime. La Bastiglia rappresentava infatti il potere incondizionato dell'assolutismo, il tempio delle ingiustizie fatte e subìte, la prigionia della democrazia, dell'uguaglianza, della legalità. Abbattere quella costruzione significava abbattere il vecchio mondo con le sue idee retrive ed antidemocratiche.
Ma  quella rivoluzione "illuminata" genero' dinamiche antagonistiche tra i suoi stessi protagonisti, Danton e Robespierre. Danton fu accusato di essere fondamentalmente un reazionario e di voler restaurare la monarchia. Venne così giustiziato sulla ghigliottina. Robespierre, avvocato trascinatore di folle, instaurò di fatto un regime del terrore, poiché, da moderato, voleva contenere le falangi più estremiste. Era stato educato in collegi religiosi ed anche per questo era considerato incorruttibile, era un puro.
Gli incorruttibili, i puri, coloro i quali si considerano migliori (un po' tutti i giacobini!) sono pericolosi: vogliono costruire la società a loro immagine e somiglianza, aspirano ad uno stato "etico" che educhi  il popolo e lo guidi verso la virtù, se necessario anche con metodi violenti. Robespierre ha fatto tanto per il popolo ma le sue derive ideologiche lo resero inviso. È così anche Robespierre, accusato di aspirare alla dittatura, venne eliminato dai suoi uomini più fidati e giustiziato sulla ghigliottina.
La rivoluzione francese, nonostante i suoi eccessi e i suoi metodi sanguinari, resta la rivoluzione simbolo di una nuova alba per l'umanità. 
Tuttavia, la ciclicità della storia ci rammenta che la deriva delle rivoluzioni è quasi sempre la restaurazione: il potere che cerca di sostituirsi al potere. 
E ce lo ricorda anche la storia recente del nostro Parlamento: la "rivoluzione grillina" è emblematica di un certo sistema. Dal "no tav" al "si tav", dal "no alle auto blu" al "si alle nuove auto blu", dal "mai con i partiti di governo" al governare con tutto l'arco costituzionale dei partiti stessi, "dall'uno vale uno" al comando di uno solo. La diatriba Conte/Grillo, ormai sedata sulla logica della spartizione, è l'ultima implosione di un guscio vuoto, privo d'identità ideologica e preparazione all'amministrazione della cosa pubblica. Ne viene fuori il peggiore dei sistemi: quello del potere conquistato a colpi di slogan e di promesse "rivoluzionarie" che preserva l'esistente attraverso la logica gattopardiana del cambiare tutto per non cambiare nulla. È così, dalla rivoluzione si approda inevitabilmente alla restaurazione. Ce lo dimostra la fallimentarita' di certe forme assistenziali come il reddito di cittadinanza. Ferma restando l'importanza del welfare, certe forme di assistenza, non accompagnate da riforme di sistema per il rilancio delle politiche per il lavoro, dello sviluppo e quindi dell'economia, rischiano di creare fenomeni parassitari, immobilismo.
La rivoluzione va fatta su altri fronti. Occorre rivoluzionare  il senso comune della politica. Occorre rivoluzionare il modo di fare politica recuperando il senso delle istituzioni, la tensione all'impegno virtuoso, il saper governare, la competenza. Occorre recuperare credibilità. Occorre restituire concretamente il futuro alle giovani generazioni, vittime di una crisi sociale ed economica che sembra non avere fine ma che si può sconfiggere attraverso un rinnovato slancio della politica. Occorre essere "rivoluzionari" e visionari. 
Buona domenica 

Orlandino Greco
Segretario Federale IdM