"Doveva succedere e succederà ancora se non si prenderà in considerazione il problema del randagismo seriamente e dicendo le cose come realmente stanno. Satriano come tutto il Sud Italia, dove migliaia di cani randagi scorrazzano per il territorio senza alcun tipo di contrasto. Si vocifera che i cani dell'aggressione siano di un pastore della zona già stato identificato ma questo non deve permettere la comodità di focalizzare le cause solamente sull'uomo e ovviamente non sui cani, che sono il prodotto finale di più responsabilità che vengono taciute, anche dalle Associazioni animaliste tradizionali". Lo afferma in una nota l'associazione "Stop animal crimes Italia" commentando la vicenda della 20enne uccisa da un branco di cani.
"Da
anni - è scritto in una nota - stiamo battendo il territorio del meridione per
conoscere realmente le cause del randagismo, poiché per proporre una cura
efficace bisogna conoscere il problema e riteniamo che gli attori del tema non
lo conoscano adeguatamente. Non è vero che le responsabilità siano da ascrivere
solo alle Istituzioni che, certamente, hanno le colpe più pesanti. Andiamo per
ordine: l'aggressione nasce dall'incuria degli animali da parte del
proprietario o del Sindaco, probabilmente privi di microchip - l'omessa
custodia nasce dall'assenza di adeguate campagne di sensibilizzazione e
soprattutto dall'assenza di controlli da parte dei Sindaci attraverso le sue
Polizie circa il rispetto delle regole e relativa rigida delle sanzioni, tra
cui l'obbligo di microchip dei cani padronali. In questo caso è stato
individuato un responsabile, ancora al vaglio, ma in tanti altri casi di
aggressioni passate e potenziali potrebbe non essere individuato se non nel
Sindaco. È il Sindaco, infatti, a norma di legge, il responsabile degli animali
vaganti sul suo territorio e a lui e alla ASL spetta il contrasto del
randagismo e delle nascite".
"Stop
animal crimes Italia" parla poi di "associazioni e liberi 'volontari'
che hanno perso di vista la natura originale di controllori della Pubblica
amministrazione circa la gestione del tema e ciò perché una buona fetta ha
inventato un nuovo lavoro: indifferenti verso la maggior parte dei canili, che
non a caso diventano lager, hanno creato un sistema parallelo più redditizio di
gestire i randagi fuori dalla legge ossia prelevarli dal territorio e
accumularli in strutture abusive (cd stalli) e con appelli sui social chiedere
soldi. E infine abbiamo le ASL veterinarie, cui la Legge 281/91 e Leggi
Regionali, impongono di sterilizzare i randagi ma che unitamente alle
inadempienze dei Sindaci, fanno sì che questi obblighi/doveri normativi sono,
ancora, a distanza di anni, carta straccia". "Il Movimento, nello
stringersi attorno alla famiglia della giovane vittima - conclude la nota - ha
depositato denuncia all'Autorità Giudiziaria chiedendo l'accertamento delle
responsabilità per il reato di concorso in omicidio e sta monitorando sulla
sorte dei cani affinché non subiscano ingiuste conseguenze, auspicando simili
drammatiche tragedie non accadono più".