La riflessione che sottende a questa mostra, che va a continuare e approfondire il percorso di ricerca avviato dalla recente esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ruota intorno al concetto di "Autarchia", derivato dal greco "Autarkeia" e declinato in una serie di soluzioni formali connesse semanticamente al concetto di "Autosufficienza". Nell'accezione di Demetz "Autarkeia" non va intesa nel senso dell' "accontentarsi", bensì – come scrive Alessandro Romanini, curatore della mostra, "... come forma di conquista veicolata da una rigida autodisciplina, sostenuta dall'inesausta ricerca ed esercizio e alimentata da un continuo confronto con i capisaldi storici dell'arte plastica. E tra quest'ultimi la dimensione legata all'arte greca è al primo posto...".
Ricerca e sperimentazione caratterizzano l'intero percorso di Demetz, discendente da una famiglia di scultori e originario della Val Gardena, terra di santi e di scultori di altari lignei che si possono ammirare nelle chiese di tutto il mondo.
Con Demetz le forme tradizionali divengono altro così come diventa altro il ruolo assunto dal materiale lavorato abilmente dall'artista; il legno diventa così autore di un racconto; le resine provenienti dagli alberi delle montagne di casa per effetto del fuoco corrodono e riplasmano l'oggettiva bellezza delle forme, creando piaghe sugli adolescenziali corpi nudi intagliati.