La sottocultura maschilista alberga ancora nella società del  terzo millennio 

Una giornata non può rendere giustizia alle tante vittime innocenti di femminicidio e della violenza di genere perpetrata quotidianamente dentro e fuori le mura domestiche. Il ricordo è un atto dovuto e istituzionale ma non basta, non basta più! 
C'è bisogno di un cambio di rotta culturale tanto decantato quanto lontano che necessita azioni mirate che coinvolgano le scuole, le istituzion e le parti attive delle comunità. Il percorso di emancipazione della donna è fatto di lotte e di battaglie capaci di modificare ma non eliminare una visione arcaica che vedeva l'uomo il capo della famiglia e la donna oggetto dell'uomo e totalmente dipendente dal punto di vista economico, giuridico e sociale. 
A partire dalla mitologia, la donna è considerata   bella, ma, per la sua fragilità e curiosità, causa di tutti i mali. Nel primo libro della Bibbia (La Genesi), Eva si fa ingannare dal serpente, offre la mela ad Adamo, e vengono scacciati dal paradiso terrestre. La bella Elena è la responsabile della guerra di Troia. Solo il sofista Gorgia da Leontini ribalta la situazione è considera Elena come una vittima. In un altro celebre mito, Pandora non sa resistere alla curiosità di aprire il vaso che Zeus gli aveva donato, e da esso uscirono tutti i mali che affliggono l'umanità. Ultima uscì la speranza, l'unica forza che permette agli uomini di affrontare la vita. 
Nell'antica Grecia le viene preclusa ogni attività pubblica, come viene preclusa ai bambini e agli schiavi. Solo Platone nella sua "Repubblica" afferma che le donne sono uguali agli uomini e possono coprire cariche pubbliche. 
Nel mondo romano la situazione non cambia. La donna vive in casa, suo compito e procreare ed educare la prole, ed è soggetta al "pater familias" che esercita piena autorità su tutti i componenti della famiglia.

Il primo vero movimento di emancipazione delle donne si ha in Europa nel periodo dell'illuminismo con la finalità di  porre la costituzione della società e dello Stato su basi laiche, e non  sulle precedenti concezioni religiose. Nella seconda metà dell'Ottocento sorge, a partire dagli Stati Uniti, e poi in Inghilterra il movimento delle donne che volevano ottenere il diritto di voto. 
Furono queste battaglie a consentire alLe donne di insegnare nelle scuole elementari, pur rimanendo precluso l'accesso agli studi universitari, ma bisogna  aspettare la grande guerra per far sì che i governi, uno dopo l'altro, riconoscessero alle donne il diritto di voto. In Italia le donne per la prima volta votarono nel referendum del 1946. Dal punto di vista giuridico la donna era ancora sottomessa all' uomo come si poteva rilevare nei matrimoni quando negli articoli del codice civile si affermava che l'uomo era capo della famiglia, la donna assumeva il cognome del marito e lo doveva seguire in qualsiasi luogo volesse porre la residenza.

Soltanto con  la riforma del diritto di famiglia del 1975, come conseguenza anche delle rivolte giovanili del 1968, venne affermata l'uguaglianza tra i coniugi che, nel matrimonio, 
acquistano "uguali diritti e uguali doveri". Con la legge del 1977 venne proclamata l'uguaglianza tra uomini e donne nel campo del lavoro. È da quel momento che si aprì per le donne l'accesso all'insegnamento nell'università, nella magistratura ed anche alle alte cariche nella politica.  
Molti passi in avanti sono stati fatti ma ancora non si è arrivati alla realizzazione della piena uguaglianza, come è stato affermato in questi giorni dal Presidente della repubblica e anche dal   Papa. 
Le parole del pontefice hanno un alto valore perché proprio la Chiesa cattolica è fondamentalmente formata e dominata dagli uomini e le donne sono ancora in una posizione subalterna. Se guardiamo il mondo islamico, la situazione della donna è ancora peggiore e ci riporta indietro di millenni dove alcuni stati più estremisti e fondamentalisti, come quello dei Talebani  negano alle donne ogni diritto.
Io credo che nel comportamento di soggetti( difficile definirli uomini) del mondo islamico verso le donne, e nell'Occidente cosiddetto civile e liberale, vi sia, anche a livello inconscio, una falsa e disastrosa concezione della donna. L'idea che questa sia non una persona, soggetto di diritti, ma un "oggetto", una cosa su cui il maschio ha pieno possesso e può farne ciò che vuole, come per  la casa o  la macchina. Questa idea perversa sta alla base dell'uccisione delle donne. L'uomo, sia in Oriente, sia in Occidente, crede che la moglie sia una  cosa "sua". Quando questa, stanca di soprusi e violenze, decide di separarsi, scatta nell'uomo la molla mortifera: o mia o di nessuno. Poiché non vuoi essere mia, io ti uccido. Ed ecco il fenomeno terrificante del femminicidio. Non bastano ad estirparlo leggi e restrizioni. Bisogna cambiare mentalità e per fare questo ci vuole una rivoluzione culturale, per non dire copernicana. Rivoluzione che può fare solo l'educazione scolastica, cominciando fin da piccoli ad insegnare e inculcare l'idea che la donna è uguale agli uomini con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Senza questa "conversione" intellettuale, tutto continuerà senza speranza di miglioramento.
Buona domenica 
Orlandino Greco IDM