Ha senso una scuola senza esami ?

L'affermazione dell'accademico Bianchi, Ministro alla Pubblica Istruzione, che parla di esame di stato "rigoroso e non punitivo", cioè un esame orale, eliminando la prova scritta, ha suscitato polemiche e ilarità. Si è parlato di "scuola alla deriva" e tutto ciò impone  una riflessione più profonda e più ampia, senza anacronistiche nostalgie di un passato che nell' immaginario inconsapevole viene acriticamente esaltato. 

In realtà, il sistema scolastico è stato da sempre oggetto di critiche. Quello che conosciamo meglio è il sistema ellenistico che, nella scuola primaria, aveva come obiettivo, insegnare a leggere, scrivere e far di conto. Questo schema ha attraversato i secoli e, ancora oggi, con il moltiplicarsi degli obiettivi possiamo tranquillamente affermare che se la scuola riuscisse ad insegnare a leggere e far di conto, svolgerebbe una funzione fondamentale. 

Ma quello che più impressiona sono gli strumenti educativi, sia nel sistema greco che in quello romano, basati sul rigore e sulla 'frusta'. Se qualcuno disturbava, veniva messo faccia al muro, o inginocchiato con i ceci sotto le ginocchia fino alle fatidiche staffilate, compagne di studi della mia generazione. Durante il periodo rinascimentale fino all'età illuministica, la preparazione universitaria si conseguiva nelle scuole dei Gesuiti che formavano la classe politica europea. Solo con l'Illuminismo e la formazione degli stati aperti alle nuova idee, cominciarono a sorgere scuole statali e laiche per dare alla popolazione una preparazione che ancora trovava la sua sintesi nel saper leggere, scrivere e far di conto. Per quanto riguarda l'Italia, solo dopo l'unificazione, si affrontò, con una certa sistematicità, il problema dell'educazione popolare, prevedendo tre ordini di scuola: inferiore, medio e superiore. 

Il vero problema era estendere in tutti i comuni la costruzione di edifici scolastici e preparare tutti  gli insegnanti necessari. Il metodo educativo era ancora quello tradizionale basato essenzialmente sulle punizioni. Ma la riforma più organica e completa della scuola italiana fu quella di Giovanni Gentile. Una riforma che riguardò tutti i gradi dell'istruzione: 3 anni di scuola dell'infanzia (non obbligatoria), 5 anni di scuola elementare, con esame finale. Tra gli istituti dopo l'elementare, il più importante era considerato il Ginnasio che preparava al Liceo classico dal quale sarebbe uscita la futura classe dirigente. Oltre al liceo classico, istituì il liceo scientifico e  gli istituti tecnici e professionali .
Solo nel 1962 il parlamento istituì la scuola media unificata, rendendo più egualitario  l'accesso ai più alti gradi degli studi. Adesso, con la proposta dell'attuale Ministro, peraltro lodevole per come è riuscito ad organizzare l'inizio dell'anno scolastico, nonostante l'epidemia,  di rendere l'esame di stato soltanto con una discussione orale e abolendo lo scritto perché, sono sue parole,  l'esame deve essere serio e non punitivo mi lascia quantomeno perplesso e mi appare irriverente rispetto a secoli di storia. Ritengo, da profano, che lo scritto è un punto di riferimento importante per la valutazione degli alunni. Di questo passo, si può eliminare anche la discussione orale e ci si limita ad una valutazione complessiva da parte del consiglio di classe. Vogliamo rendere tutto più facile? Ma non si sa che si cresce intellettualmente e moralmente attraverso il superamento degli ostacoli, come afferma il filosofo tedesco Fichte? In questo non c'è niente di punitivo; io ci vedo grande serietà e rispetto per la cultura, a meno che non si debba pensare che si vuole togliere lo  scritto, perché si è preso atto che non si sa più scrivere. Vi è una profezia di un grande scienziato: verrà un tempo in cui qualcuno governerà su una massa di idioti!
Spero davvero di sbagliarmi, augurando che le generazioni che verranno possano ancora cantare Venditti con notte prima degli esami.
Buona domenica Orlandino Greco IDM