Il no-sense della politica.

Il 2021 volge al termine ma gli scenari politici, ahinoi, continuano ad essere precari, tanto quanto l'andamento della pandemia e dei suoi effetti nefasti sul tessuto economico.
È da settimane che ferve la discussione sulla scadenza del mandato del Presidente Mattarella, quasi come se i problemi inerenti la gestione dell'emergenza pandemica  e la messa a terra del PNRR, soprattutto a Sud, fossero questioni di secondo ordine.
I partiti politici, gli stessi che hanno accolto la venuta del Premier Draghi, abdicando di fatto alla politica stessa, tornano non a caso ad essere divisi sulla bieca logica dei giochi di palazzo. 

Nel campo del centrosinistra, ossia dal PD a L&U e Italia Viva, passando per il Movimento 5 Stelle, persiste un certo ermetismo nominalistico ma, dalle reazioni all'ultima conferenza stampa del Premier Draghi, si evince una sottaciuta speranza che l'ex capo della BCE possa conquistare il Quirinale, per due ordini di ragioni molto semplici: non avendo i numeri per eleggere una persona per così dire "gradita", sosterrebbero una nuova maggioranza parlamentare, sempre a firma Draghi ma non con Draghi presidente del Consiglio, sventando così lo spettro del Cavaliere al Quirinale e, prioritariamente e comprensibilmente, del voto anticipato, che comporterebbe oltre un anno in meno di onorevole legislatura ed il dimezzamento della rappresentanza, stando ai sondaggi, nella prossima. 

Nel centrodestra, incombe l'ipotesi di candidatura di Berlusconi, la quale sembra compattarne il fronte ma senza un piano b: ne fanno fede le dichiarazioni di Lega e Fratelli d'Italia, concordanti solo su un punto e cioè che senza un nome condiviso si debba tornare alle urne.
Giorgia Meloni ha criticato aspramente l'ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio, dimenticando tuttavia il sostegno a quest'ultimo da parte di Forza Italia e Lega con i quali, proprio qualche giorno fa ad Arcore, alla presenza di Berlusconi e Salvini, ha ribadito il patto di coalizione per il presente e per il futuro. Dunque anche il centrodestra, dopo aver provato il gusto del commissariamento politico attraverso il governo Draghi, riscopre il primato della politica ma evidentemente senza tensione ideale e con una strategia banalmente nominalistica e numerica, che lo rende il principale ostacolo fra l'attuale Presidente del Consiglio ed una sua eventuale elezione al Quirinale. 

Dunque, se pensavamo che la cura Draghi potesse servire a rinvigorire il sistema partitico, ci ritroviamo ancora una volta di fronte ad un Parlamento incapace di autodeterminarsi e privo di autorevolezza. Con buona pace della politica che, oltre ad essere costantemente preda dei compromessi al ribasso, continua ad essere vilipesa per mere logiche spartitorie.
Buona domenica 
Orlandino Greco IDM