Ritornare alle preferenze per sostanziare la rappresentanza politica.
L'elezione travagliata che ha visto eleggere nuovamente Mattarella a Presidente della Repubblica ha aperto il dibattito politico sulla forma di elezione del Presidente ma ancora di più ha alimentato il dibattito sulla riforma elettorale per eleggere il nuovo parlamento nelle elezioni del 2023. Ed è su questo punto che voglio consegnarvi una riflessione. Dalla famosa legge Calderoli, più comunemente detta Porcellum, fino all'attuale Rosatellum, i parlamentari della nostra Repubblica sono stati eletti mediante liste bloccate. Ergo, senza prevedere il meccanismo delle preferenze, dunque semplicemente apponendo una croce alla lista, scattano i singoli seggi per ordine di posizione nella lista stessa. Un sistema palesemente di nomina dall'alto, corrispondente ai desiderata delle segreterie romane, che premia la fedeltà ai "leader" di turno dei partiti, svilendo il senso più autentico della rappresentanza e aprendo le porte a nominati scelti spesso tra i peggiori o comunque con dubbie capacità .
Vero è che, come da sempre sostengono molti politologi, la legge elettorale perfetta non esiste e soprattutto va concepita in un tempo preferibilmente distante dalle elezioni, sgomberando il campo da interessi di parte e rispecchiando l'orientamento di voto degli italiani. Tuttavia, in un Parlamento tuttora composto da nominati e per di più numericamente ridotto, dalle prossime elezioni, a causa del taglio alle poltrone voluto dal populismo grillino e dalla subalternità culturale degli alleati, è facile immaginare una levata di scudi che favorisca il "si salvi chi può" dei soliti carrieristi, con il rischio di rendere difficile una giusta rappresentanza dei territori, ad un anno dal ritorno alle urne. Quindi, senza la reintroduzione del voto di preferenza, il rischio è quello di un vulnus che graverebbe sulla qualità della nostra democrazia e sull'interesse generale.
Promuovere il ritorno all'elezione diretta dei parlamentari deve rappresentare la mission non solo del ceto politico ma anche di un popolo che si riappropria di quelle istituzioni che per definizione sono la massima espressione della volontà popolare. Vale per le Province come per Montecitorio: occorre riaffermare l'importanza della rappresentanza, dando voce allo Stato delle Autonomie, mediante nuove classi dirigenti che avvertano il peso di quelle responsabilità che solo un voto diretto può consegnarti. Un nuovo processo di partecipazione attiva dal basso che eviti gli incidenti di sistema o più semplicemente la presenza nei massimi consessi di politici improvvisati ed inadeguati all'importanza del proprio ruolo. Dunque, affinché ciò avvenga, mi appello a tutti i cittadini liberi e a tutte le forze politiche per far diventare univoca la richiesta di una reintroduzione delle preferenze e di un sistema proporzionale che dia voce ai più, senza premi di maggioranza e soglie di sbarramento rispetto ai quali, come scrivevo poc'anzi, sarebbe il caso di rinviare la discussione ad un parlamento più pronto e maturo. D'altronde, anche la recente vicenda sull'elezione del nuovo Capo dello Stato, insegna che già dalla prossima legislatura occorre ripensare a nuovi assetti istituzionali che migliorino la qualità della democrazia, a cominciare da un sistema semipresidenziale, garantendo una maggiore partecipazione popolare e un maggiore equilibrio tra i poteri.
Buona domenica
Orlandino Greco IDM