Era il 19 Marzo 1994, ore 7:20 del mattino di 29 anni fa e nel giorno del suo onomastico, Don Giuseppe Diana viene assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accinge a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affronta con una pistola e 5 proiettili ben precisi: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Don Peppe Diana muore all'istante. L'omicidio, di puro stampo camorristico, fa scalpore in tutta Italia.
Il parroco, aveva sempre cercato di aiutare la gente di Casal di Principe, vittima della camorra, negli anni del dominio assoluto dei Casalesi, legata principalmente al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. A testimoniare la sua lotta antimafia una sua lettera intitolata "Per amore del mio popolo", un documento diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana insieme ad altri parroci. Si tratta non solo di un manifesto dell'impegno contro il sistema criminale ma di una dura denuncia della connivenza tra pezzi di Stato e Camorra e dei disastri prodotti dall'approccio paternalista dello Stato italiano nei confronti del mezzogiorno d'Italia.
"La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbe l'imprenditore più temerario; traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato". Questo è il punto più importante che è bene riportare per onorare la memoria di un grande uomo.
Egli scelse la strada della legalità battendosi con determinazione per trasmettere un messaggio di speranza e libertà. Don Beppe, non è morto invano ed ancora oggi il suo sacrificio è una vibrante testimonianza di forza e coraggio racchiuso nelle sue parole da imprimere dentro ognuno di noi: "Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare".
Marzo, 20 2023
Manuela Molinaro
Redazione Centro Calabria News