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L’uomo
positivo al coronavirus è cinquantenne, dipendente di una ditta di Bergamo, che
nei giorni scorsi, di fronte alla prospettiva di restare in solitudine per
lungo tempo lontano, si è fatto prendere dalla voglia ancestrale del ritorno a
casa dai propri cari: decisione scellerata anche se comprensibilissima sul
piano umano.
La sua è l’ennesima
dimostrazione che per evitare il dilagare dell’epidemia esiste solo il metodo
rigido cinese dell’inflessibilità che non tine conto di tutte le ragioni umane
noi italiani, ed i calabresi in particolari, siamo soliti fafre uso in tali
situazioni.
Dobbiamo
stare a casa e non dobbiamo illuderci che il virus da noi non arriva.
Arriva,
arriva magari portato dall’amico o dal fratello che ritorna, in apparente
salute, e che noi dobbiamo farci forza di tenere a distanza: dobbiamo stare a
distanza fra amici, fra parenti, fra fratelli etc.