
“I quotidiani bollettini sull’emergenza sanitaria nazionale
e mondiale, oltre che aggiornare sull’andamento del contagio, evidenziano le
azioni di alcune regioni italiane che sollecitano con forza le istituzioni
competenti, anche europee, a mettere in
campo contributi straordinari per il potenziamento delle proprie strutture
sanitarie, con particolare riguardo ai reparti di terapia intensiva, che nell’emergenza
in corso stanno drammaticamente evidenziando tutta la loro insufficienza. Siamo
stati colpiti in una fase del Piano di Rientro che pratica tagli invece di
produrre soluzioni!!! In Calabria, terra spolpata dalla dissennata gestione
politica e amministrativa che si perpetua da oltre quaranta anni, è tutto più
difficile. La sanità, che costituisce forse l’unica grande industria regionale,
dovrà pagare il prezzo più alto soprattutto in termini sociali. Che fine ha fatto l’ipotesi di accorpamento tra l’azienda
ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’Università ??? L’agognata fusione consentirebbe una migliore
integrazione tra assistenza sanitaria e didattica in strutture tecnologicamente
avanzate insieme alla concentrazione di
risorse economiche utilizzabili per la contestuale realizzazione in un unico
polo con la eventuale nuova struttura
ospedaliera oltre alla eliminazione di costosi ed inutili doppioni che nella
sanità calabrese hanno fino ad oggi imperato. Occorre innanzitutto prendere
atto che anche se tutto il sistema politico appare impotente rispetto alla
catastrofe in atto, non si può
prescindere dalla necessità di governare le Istituzioni, soprattutto quelle
locali, nell’interesse supremo della collettività. Ma è anche vero che per
governare le istituzioni occorre, altrettanto necessariamente, riferirsi alla
POLITICA che si deve preoccupare di
varare scelte e selezionare uomini che non siano intenti solo a colmare vuoti
esistenziali. Non ci sembra di andare molto lontani dal vero né di compiere operazioni
di forzatura se affermiamo con determinazione che oggi occorre uscire dal
vicolo cieco della rassegnazione ormai divenuta impotenza, assuefazione e quasi
complicità. Bisogna abbattere al più presto il mostro che si è nutrito della
speranza dei calabresi. Non dimentichiamo che in Calabria si è creato sin dal
1970, un autentico “mostro amministrativo” unico nella sua degenerazione in
Italia, in Europa e forse nel mondo intero. Si creò, e ancora vive, uno
sdoppiamento del potere politico/amministrativo ubicando la sede della Giunta Regionale a Catanzaro e la sede
del Consiglio Regionale a Reggio Calabria. Si crearono così quelle condizioni
orrende di una dicotomia politico/amministrativa che ha prodotto solo sprechi e
diseconomie a vantaggio di gravose ipoteche ancora oggi residuate da una
politica degradata che fiacca le energie e trasforma cervelli e forza lavoro in
manodopera a basso costo, tenendo in condizioni di perenne emarginazione e
sottosviluppo il popolo calabrese. Il
rinnovato Governo Regionale ha l’onere e l’onore di aprire un cammino
che porti lontano dalla crisi e dall’emergenza fuggendo da quel concentrato di
demagogia, di retorica, di luoghi comuni che hanno per quaranta anni
caratterizzato negativamente la nostra terra. Le azioni da intraprendere dovranno necessariamente condurre verso un
contesto finalmente corretto e responsabile,
ideale per crearsi le condizioni per ripensare radicalmente allo sviluppo
della Calabria che dovrà tagliare i cordoni con le elemosine ed i sussidi e costruire
i presupposti di uno sviluppo che sia finalmente moderno. Abbiamo l’obbligo di
risollevarci partendo proprio da questo momento emergenziale che ancor di più
evidenzia la crisi dei valori, dell’etica, della politica. Uno dei più illustri scienziati del secolo
scorso sostiene che la crisi è la
migliore benedizione che possa capitare alle persone e ai Paesi, perché la
crisi porta con sé il progresso. La creatività nasce dall’angoscia, come il
Sole nasce dalla notte scura. Nei periodi di crisi si sviluppano l’inventiva,
le scoperte e le grandi strategie.
La Regione Calabria, in tutte le sue sfaccettature, ha l’opportunità di far sì che una situazione
di crisi, sanitaria e sociale, produca effetti positivi che restino nel tempo
per migliorare la qualità della vita dei calabresi. Ripartiamo dalla sanità e
pretendiamo che si metta fine agli sprechi, a lasciare inutilizzati interi
complessi edilizi che, per esempio su Catanzaro sono ben individuati: Ospedale
vecchio in via Acri, Villa Bianca a Mater Domini, Edificio ex Giunta Regionale
in viale De Filippis, Seminario in via Pio X, l’ex Struttura manicomiale di Contrada
Serra di Girifalco. Pretendiamo che tutti i nostri ospedali siano degni di
questa destinazione”.