Riformare la sanità in Calabria: lettera aperta al ministro Speranza

di Francesco Ciampa
Associazioni, cittadini, 120 sindaci a sostegno della petizione nata dall’esperienza del movimento “Comunità competente”. Tra le richieste “un nuovo corso del commissariamento” e il potenziamento dei servizi territoriali alla luce delle criticità emerse con la pandemia da coronavirus
Calabra. Petizione sanità, un momento della conferenza stampa
Lamezia Terme (Cz) – Cosa fare in Calabria per affrontare l’emergenza coronavirus soprattutto “se il virus si espanderà nuovamente nei mesi freddi” e “dal momento che nessuno ritiene che un vaccino sia pronto prima dell’ultima fase dell’inverno”? Cosa fare in questa regione dalla sanità commissariata “dove è apparsa chiarissima l’incapacità del sistema sanitario regionale a far fronte alla grave situazione esplosa anche da noi?”. Una possibile risposta si trova nella lettera aperta per il ministro della salute, Roberto Speranza, presentata stamani in conferenza stampa a Lamezia Terme, in una delle sedi della Comunità Progetto Sud, realtà del terzo settore presieduta da don Giacomo Panizza, tra i primi 111 firmatari di un appello oggi “forte di un numero importante di adesioni, tra cui 120 sindaci” su un totale di 404 comuni presenti in Calabria. Una lettera promossa il 10 maggio scorso sotto forma di petizione su change.org  per dire al governo che “non può tirarsi fuori”. Un’iniziativa per chiedere a Roma di “aprire una nuova fase del commissariamento individuando persone e mezzi opportuni per riprogrammare una risposta alla possibile epidemia”.
Un compito - si legge nel documento - che lo stato “deve fare ora, mettendo in condizione la sanità territoriale di poter prontamente individuare, circoscrivere e curare i nuovi malati”; dunque un cambio di rotta per “permettere agli ospedali di intervenire per le situazioni più gravi mantenendo, al contempo, un livello di adeguata capacità di prendersi cura delle altre patologie complesse”. Una richiesta sostenuta al momento da quasi 4mila persone: singoli cittadini e cittadine, rappresentanti di associazioni, medici, avvocati, disoccupati, docenti di scuola e delle università e altri “pezzi” della società civile. Con il sì arrivato anche dal presidente del Forum Terzo settore della Calabria, Giovanni Pensabene, dalla presidente regionale Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) Marina Galati, dalla presidente regionale Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) Nunzia Coppedè. E ad esempio con le firme delle ex assessore alle Politiche sociali Angela Robbe e Federica Roccisano, esponenti in due distinti momenti della giunta regionale messa in piedi dall’ex governatore di centrosinistra Mario Oliverio. 
Un insieme di voci che partono da una premessa: dalle “carenze mediche e organizzative della sanità calabrese” attribuite a “una generalizzata incapacità delle classi dirigenti regionali”. Un atto di accusa che non dimentica “la corresponsabilità dello Stato” che “ha commissariato la Sanità regionale al preminente scopo di contenere la spesa sanitaria con la conseguenza di aver provocato la desertificazione dei servizi territoriali e l’indebolimento della capacità dei presidi ospedalieri”; ciò “senza nemmeno attenuare l’anomala migrazione sanitaria” di chi va a curarsi fuori regione.
Da qui le proposte: “Chiediamo che questo nuovo corso del commissariamento trovi gli strumenti per operare all’altezza degli obblighi istituzionali verso i diritti alla salute in Calabria”. Un cambio di registro e di metodo “per ridare democrazia alle scelte”.
Questioni affrontate in conferenza stampa da don Giacomo Panizza e da altri firmatari in prima linea: l’esponente del Pd lametino, avvocato ed ex parlamentare Italo Reale, ma anche Rubens Curia, medico, già dirigente dell’assessorato regionale alla Sanità, tra i principali promotori insieme a Panizza del movimento della “Comunità competente” formata da associazioni, fondazioni, rappresentanti sindacali, docenti universitari, cittadine e cittadini. Una rete da cui è nato un documento per riformare la sanità calabrese posto qualche mese fa al centro di un incontro alla Regione con il commissario Saverio Cotticelli.
“L’operazione di oggi non è piovuta dal cielo, ma è nella logica della Progetto Sud e della ‘Comunità competente’ per promuovere un destino comune” rispetto a una “questione sociale e di democrazia”, spiega don Panizza nel corso della conferenza stampa moderata dalla giornalista Maria Pia Tucci. Un tema - ragiona ancora il sacerdote - che ha visto via via coinvolte anche altre persone oltre a quelle legate al movimento nato un anno fa. Un’esigenza di allargare le basi della partecipazione “perché la Calabria verrà cambiata non solo dal suo consiglio regionale, ma da tutte le sue componenti”.
Oltre alla lettera è stato messo a punto un documento di proposte da consegnare a breve al ministro Speranza, che ne avrebbe già avuto contezza in via ufficiosa. Un documento da trasmettere anche alla presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, e al commissario per la sanità in Calabria, Saverio Cotticelli, chiarisce Rubens Curia sottolineando la necessità di un confronto con tutti e tre i rappresentanti istituzionali “ognuno per le proprie competenze”.
“Necessario trasformare la sanità territoriale da deserto in verde giardino”, afferma sempre Curia spiegando i punti del documento. Tradotto significa ad esempio “più cure domiciliari e meno Rsa, più prevenzione e meno ospedalizzazione”. E ancora: “Più screening”, cioè più diagnosi precoci “per avere risparmi virtuosi diversi da quelli fatti dai commissari e che pagano i calabresi”. Altra priorità: case della salute capaci di prendersi cura delle persone sul territorio prima che finiscano per forza in ospedale. E poi consultori e più attenzione per le persone con malattie croniche. Senza dimenticare gli aspetti organizzativi tra i più richiesti in questo periodo di pandemia: ad esempio, “rivitalizzare le unità di microbiologia, le virologie, le terapie intensive e sub-intensive”, un compito realizzabile perché “alla Calabria sono stati assegnati 28 milioni del Fondo Covid, dunque le risorse ci sono”. È quindi “necessario un nuovo modello culturale di sanità” per affrontare una situazione caratterizzata “dal 21% dei calabresi che va a curarsi fuori regione per un totale di 70 milioni dati ogni anno alla Lombardia per la mobilità sanitaria”.
I tempi sono stretti ed è per questo - sostiene Curia - che si chiede non la fine del commissariamento, ma “un nuovo corso” da attivare subito per poi passare alla fine delle “stagioni” dei commissari, “che neanche noi vogliamo”.
“Abbiamo pensato a proposte fattibili che devono entrare nelle coscienze dei cittadini e delle cittadine calabresi”, scandisce Giacomo Panizza. Che parte da presupposto: “È ora che sociale e sanità si mettano insieme” visto che “attualmente tutti i poteri e tutti i bilanci vanno soprattutto alla sanità”. Un’esigenza rappresentata dal sacerdote facendo l’esempio di un giovane con disagio psichiatrico “che dopo essere stato al centro di igiene mentale va a casa, incontra l’assistente sociale che lo aiuta a trovare un lavoro, va in parrocchia, incontra l’educatore e i suoi amici” secondo bisogni che richiedono risposte complesse e umanizzanti per le quali “non è solo lo psichiatra a dover decidere ciò che si può fare o non si può fare”.
Tra i 120 sindaci firmatari ci sono quelli di grandi comuni come Reggio Calabria e Lamezia Terme. Tra gli assenti, invece, Catanzaro e Cosenza. “Qualcuno non ha firmato per un malinteso senso della politica. Questa non è una lettera contro la Santelli, ma riguarda il diritto della salute che non ha colore politico”, afferma Italo Reale.  Sarà possibile firmare fino a quando non ci sarà il faccia a faccia con Speranza. “In Calabria - avverte Curia - paghiamo ogni anno 100 milioni in più di Irap e Irpef perché siamo commissariati. Quindi un confronto con il ministro lo pretendiamo”.
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