
A poche ore dall’uscita del bando sugli assistenti civici
ancora non si riesce a capire quali compiti dovranno assolvere, quali saranno i
requisiti a cui rispondere e, sopratutto, a quella tipo di organizzazione
operativa e logistica dovranno conformarsi.
Non è pensabile, in poco tempo, costituire e formare una rete
“civica e sociale” tale da garantire i servizi demandati dal bando. Proprio per
questo, ma non solo per questo, non si riesce a comprendere chi continua a
sostenere che debbano essere coinvolti uomini e donne che, pur non avendo nessun
tipo di formazione o di esperienza “sociale e civica”, dovrebbe assolvere a
compiti che, invece, il volontariato di protezione civile e il terzo settore
più in generale, può garantire con immediatezza e in continuità con ciò che
questo mondo “prezioso ed eroico” ha fatto in questi mesi di lockdown. Così
come non si capisce il perché di alcune sortite sulla stampa nella quale si
suggerisce di coinvolgere 900.000 percettori di reddito di cittadinanza per
un’ora a settimana affidandogli, appunto, il compito di “assistente civico”.
Senza alcuna formazione, senza coordinamento, senza capacità relazionali e
sociali che, di contro, il volontariato di protezione civile, il terzo settore
o i giovani del servizio civile (magari potenziato finalmente) garantirebbero
perché insito nel loro background esperenziale e/o formativo. Insomma, una
questione che a qualcuno può sembrare di “lana caprina” ma che invece investe
il concetto di sussidiarietà che in questo caso viene clamorosamente calpestato
e che mortifica il volontariato e il terzo settore a cui bisognerebbe dare
maggiore e concreta valorizzazione. Non so se si è ancora in tempo, ma si
ascoltino le riflessioni delle tante organizzazioni sociali che in questi
giorni hanno chiesto un coinvolgimento attivo e organizzato. Si coinvolga e si
valorizzi questo preziosissimo “mondo”, già pronto e già sul campo,
che per missione, competenza e prontezza di reazione è garanzia assoluta.
Rosario Bressi
Assemblea Nazionale
Italia Viva