CATANZARO – 5 GIUGNO
2020. “Dall’entrata in vigore del Decreto liquidità ad oggi, nonostante
denunce, proteste e contestazioni declinate in varie forme, la resistenza delle
banche nel fare arrivare liquidità alle imprese, anche con la garanzia dello
Stato è stata una costante. E lo raccontano le cronache dei giornali che hanno
raccolto drammatiche testimonianze di imprenditori in ginocchio per carenza di
liquidità, e lo sappiamo bene anche noi che abbiamo raccolto lo sfogo di quanti
hanno avuto difficoltà di accesso al credito, anche trattandosi di aziende
sane. E, l’episodio di cronaca di qualche giorno fa a Crotone che ha visto
protagonista il direttore di una banca aggredito dimostra che la tensione ha
superato la soglia di tolleranza”. E’ quanto affermano in una nota Antonio
Torchia, Alberto Tiriolo, Fulvio Scarpino, Saverio Macrina, Antonio Maria
Ferrise e Paolo Petrolo del Centro Studio Politico-Sociali “Don Francesco
Caporale”.
“Se pure il decreto
Liquidità ha messo disposizione fino a 25 mila euro per i piccoli imprenditori
e i professionisti con garanzia al 100% e fino a 800 mila euro garantiti al 90%
dal Fondo centrale di garanzia Pmi, e prestiti anche maggiori garantiti dalla
Sace, ancora i clienti delle banche — rimasti chiusi per il blocco delle
attività per contrastare il diffondersi del Coronavirus — lamentano vischiosità
e ritardi nel rapporto con gli istituti di credito, in una situazione molto
grave dal punto di vista della liquidità. Tempi lunghi di gestione delle
pratiche e ostacoli che si frappongono tra imprese e fondi – si legge ancora
nella nota del Centro Studi -. C’è stato perfino un ordine del giorno
presentato alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro
nell’ambito della discussione sulla conversione del decreto Liquidità, per
dare la possibilità anche agli imprenditori che non hanno un
conto in banca, ma un conto corrente presso Poste Italiane, di accedere ai
prestiti fino a 25 mila euro garantiti”.
“Ad essere bloccate anche
aziende sane che magari si sono trovate in un momento di difficoltà e non hanno
potuto pagare i loro fornitori: proprio perché sono in difficoltà in un momento
del genere, in una situazione che non ha precedenti, hanno bisogno di
ripartire. Tutto il Paese ha il bisogno di ripartire – conclude la nota
di Torchia, Tiriolo, Scarpino, Macrina, Ferrise e Petrolo - e
per una volta le banche avrebbero potuto fare la propria parte per facilitare
il percorso di rilancio economico, invece di ostacolarlo con un odioso
ostracismo. Ci ritroveremo davanti alla sede della filiale della Banca d’Italia
di Catanzaro per manifestare pacificamente contro questa rigidità delle Banche
che, chiudendosi a riccio, non hanno contribuito a riaccendere la macchina,
perdendo l’occasione di essere etiche e solidali per rinnovata unità nazionale.
Appuntamento, quindi, mercoledì 17 giugno alle 10 in piazza Serravalle a
Catanzaro”.