Con il decreto Semplificazioni, approvato con la formula “salvo intese”(cioè non definitivo), il Consiglio dei ministri lunedì ha dato il via libera anche al Piano nazionale di riforma (Pnr), che costituisce la base del Recovery plan italiano che il governo porterà a Bruxelles a ottobre. In esso, il Piano nazionale di riforma riserva un capitolo al Mezzogiorno, “adottando” il Piano Sud 2030 varato a febbraio, in era pre Covid.  Ancora una volta progetti, programmi, piani per il Sud, soldi e cantieri per il Nord. Ancora una volta una parte del paese rischia di perdere il treno dell'economia, quel treno che consentirebbe di diminuire il divario con il resto del paese dando più speranza alle generazioni del Sud bloccate nei meandri della pura disillusione. Il Sud ha una storia millenaria affonda le sue radici nella civiltà della magna Grecia, si nutre dei grandi filosofi del pensiero greco manifestando una cultura politica e amministrativa che va dall’antichità ai nostri giorni. Ma ancora oggi l’Italia de meridione non riesce ad agganciarsi alla motrice europea marcando un ritardo di sviluppo allarmante. ‘Ridurre i divari tra cittadini e territori è la priorità nazionale ed europea per riavviare uno sviluppo sostenibile e durevole in Italia’ ci ricorda l’Europa, ma neanche questo basta a risvegliare l’orgoglio di appartenenza che sembra non appartenere più ad una classe politica attenta al personale posizionamento piuttosto che alla crescita del paese. Sarebbe anche una possibilità in più per la politica, per ritornare ad essere credibile e mettere in moto un processo rivolto finalmente al progresso e non più al regresso assoluto, frutto di una degenerazione politica che predilige lo slogan al ragionamento, l’interesse personale al bene comune. Orlandino Greco
IdM