Oggi
si celebra la Giornata Mondiale del Teatro. È una celebrazione che assume un
tono decisamente funereo, anzi per dirla tutta è diventata una Giornata della
Memoria, dedicata ad un popolo scomparso e dimenticato.
Noi
di Edizione Straordinaria, della Scuola di Teatro “Enzo Corea”, della Compagnia
del Teatro di Mu, noi che apparteniamo al popolo dei teatranti, abbiamo scelto
di celebrarla andando in giro a cercare un luogo dove camminare, o sedersi, o
correre, o volare (con la fantasia, noi ce lo possiamo permettere…) leggendo,
declamando, recitando, o persino solo pensando i versi, le parole, i periodi,
gli incisi, le invocazioni, le prediche, la Forma e la Vita, quello che ci
passa per la testa di sognatori incalliti.
Non
avremo un pubblico, o forse sì, non importa in fondo, perché da più di un anno
ne facciamo a meno, ce ne siamo fatti una ragione. D’altra parte noi siamo
quelli che sputacchiano le menzogne travestite da verità, che toccano i corpi,
magari s’aggrovigliano con lascivia, e si scambiano i vestiti, e nel buio
aprono le bocche ad imbeccar battute, e alla luce dei riflettori sudano stille
di sentimento. Noi siamo gli inconsapevoli alleati del Virus, le sue legioni
infernali che a cavallo di ronzinanti saltano giù dai palcoscenici e portano
l’Armageddon.
Di
tutte forme “dal vivo” che assumono le relazioni tra umani l’arte del Teatro
sembra essere la più pericolosa, e pare che dovremo abituarci a praticarla solo
nelle sue forme “dal morto” ovvero sugli schermi di ogni formato, che tanto
fascino promanano, ma sempre lapidi sono.
Oggi
allora celebriamo il nostro giorno gettando parole al vento, useremo parole
pesanti come pietre, così “gravi” da cader giù prima di contaminare il mondo.
Salvatore
Emilio Corea
Claudia
Olivadese
Pasquale
Rogato