Luigi Brigante
Rubrica- "Pensare Altrimenti"
Dopo l’OMS anche il primo fondo speculativo (hedge fund) in America,
Bridgewater, il cui patrimonio ammonta a 160 miliardi di dollari, ha
“scommesso” sul Covid con largo anticipo e con notevole profitto.
Numerose
testate giornalistiche hanno riportato in data 22/11/2019 la dichiarazione del
suo fondatore, Ray Dalio, che avrebbe acquistato circa 1,5 miliardi di dollari
in Opzioni PUT, cioè contratti
concedenti agli investitori il diritto di vendere azioni a un prezzo
determinato (strike) entro una certa data, con scadenza - coincidenza vuole - a
marzo 2020. Vale a dire ha scommesso
che le azioni sul mercato europeo avrebbero subito un crollo gigantesco proprio
nel mese di marzo. E così è stato, nonostante a novembre i dati erano
incoraggianti e tendenti al rialzo.
O il Sig.
Dalio è il nuovo Nostradamus oppure è un uomo molto fortunato, non c’è che
dire…
Nulla di più
casuale direste, ma se poi si scoprisse che lo stesso Dalio nel lontano 2008
aveva previsto stime al ribasso per un crollo finanziario allora è veramente un
veggente perché parliamo del periodo in cui scoppiò la crisi dei mutui subprime
della Lehman Brothers che investì fortemente l’Eurozona. In quel caso egli fece una plusvalenza che partì dall’8%
fino ad un massimale del 27,4% in due anni da quella scommessa.
Per non parlare del fatto che l’attuale
scommessa ha come intermediari
Goldman Sachs (da cui proviene il nostro Mario Draghi) e Jp Morgan;
ufficialmente una mossa ben pianificata.
Fermiamoci qui e facciamo delle
doverose premesse per inquadrare il tema.
Cosa è un Hedge fund?
In inglese
‘hedge’ significa ‘siepe’, da qui l’idea di un fondo che usa altri fondi, è una
società finanziaria (S.r.l. o S.a.s) che opera sui mercati azionari per
ottenere un rendimento elevato con una strategia di copertura e/o protezione
(ecco perché siepe).
Solo in
Italia viene tradotto con l’aggettivo ‘speculativo’ in modo improprio, in
quanto tecnicamente non tutti questi fondi operano in modo aggressivo sul
mercato, ma dipende essenzialmente dal tipo di combinazioni delle modalità con
le quali agiscono sui mercati.
Le tecniche alla base della loro attività sono:
● lo ‘Short’,
vendere allo scoperto (a breve) titoli non posseduti dal venditore che li
prende in prestito da una banca o da un broker,
al fine di rimetterli sul mercato
nella speranza che il loro valore diminuisca sì da da ricomprarli ad un prezzo più basso, la
cui plusvalenza comprende anche l’interesse che il venditore deve dare al prestatore;
● il ‘Leverage’, la capacità degli
hedge fund di contrarre debito
sì da poter fare investimenti superiori alla dotazione del fondo.
La combinazione
di queste strategie determina la natura speculativa o meno del fondo. Ad
esempio, un fondo che si basa sul leverage, su operazioni a tasso variabile con
basso rischio e sull’acquisto non massiccio di derivati non è da considerare
speculativo. Oggi, invece, queste modalità non solo sono più aggressive ma si
basano sul lungo termine e su un ampio utilizzo della vendita allo scoperto.
Non a caso gli effetti di una tale pratica li abbiamo vissuti in prima persona,
nel 2011, quando la Deutsche Bank ha letteralmente svenduto i BTP italiani
facendo aumentare lo spread; e anche la vicenda delle azioni Gamestop è un
affare speculativo di vendita allo scoperto volto a punire i piccoli azionisti
anti-sistema.
E’ la cronistoria di questi fondi testimonia la loro
metamorfosi d’azione.
Il primo fondo
speculativo nacque nel 1949 per mezzo di Alfred Jones, sociologo laureato ad
Harvard, il quale decise di creare una strategia di basso rischio di
portafoglio ed alto rendimento mediante l’acquisto di titoli azionari
sottovalutati e la vendita di titoli azionari aventi caratteristiche
diametralmente opposte ovvero sopravvalutati.
Una strategia
poco aggressiva e redditizia che nel corso dei decenni è stata travisata dalla
proliferazione del mercato.
Infatti nel
1966 nacquero circa 130 fondi, tra cui quello dell’onnipresente George Soros
(il Quantum Fund), con partecipazione anche di una delle più potenti famiglie
di banchieri, i Rothschild, i quali misero in atto una strategia opposta
rispetto a quella di Jones nonché meno conforme ai princìpi ispiratori, facendo
leva finanziaria a lungo termine ma col rischio di ingenti perdite data
l’aggressività degli investimenti; e infatti a cavallo tra il 1969 e il 1974 si
registrò il primo crollo finanziario di queste società.
Poi si ebbe
una lenta ripresa dagli anni ‘80 fino a giungere ad una nuova ondata di
fallimenti nei primi anni del 2000.
Oggi questo
mercato è in continua espansione e conta 15 mila società, tra le quali
Bridgewater è la più ricca, anche se ci sarebbe il fondo Blackrock che non
viene menzionato per non essere un hedge fund in senso stretto e il cui
patrimonio è di circa 8 trilioni di dollari!
Nei mesi
successivi a questo annuncio circa la scommessa molti giornalisti hanno
minimizzato l’accaduto sostenendo che non fosse premeditata poiché la cifra
stanziata era ‘solo’ l’1% del patrimonio di Bridgewater, e che quindi denotava
una certa cautela nell’investimento. Molto opinabile come spiegazione se poi
una persona usasse lo stesso ragionamento al contrario: e se avesse scommesso
il 30% o più sarebbe stata poi una mossa altrettanto azzardata o avrebbe
destato ancora più sospetti a causa dell’ingente cifra stanziata?
Fatto sta che
in data 18/03/2020 il Sig. Dalio ha annunciato che avrebbe rinnovato la
scommessa per 14 miliardi di dollari, puntando sul crollo di titoli
azionari nella
seguente misura: 5,6 mld per 16 società francesi; 4,8 mld per 8 società
tedesche; 1,7 mld per 5 società olandesi; 2,6 mld per 5 società spagnole e 3
italiane (Eni, Intesa SanPaolo e Unicredit).
Da notare come
molti analisti economici abbiano sollevato perplessità circa la lentezza e la
negligenza della Consob a provvedere a tutela delle azioni di asset strategici
italiani, praticamente solo a scommessa vinta ha posto divieto per 3 mesi di
vendita allo scoperto sui titoli delle aziende nazionali.
E a chi
sostiene la non rilevanza di tale operazione, non ci possiamo esimere dal
pensare che anche altri fondi, banche, brokers (che sono in stretto contatto
nel mondo dell’alta finanza) abbiano seguito tale ‘consiglio’ di Bridgewater a
fare altrettanto o comunque a mettere al sicuro i loro investimenti sì da non
circoscrivere tale fatto solo ad un soggetto bensì a quasi tutto il sistema
stesso. Gli unici ad averci rimesso, dati alla mano, sono soltanto le piccole e
micro imprese che - qui rimando all’articolo sul G30 - verranno fagocitate dalle
grandi Corporate ovvero da questi fondi che acquisteranno attività importanti e
rinomate. Non a caso molti grandi magnati stanno acquistando massicciamente
ampi ettari di terreni agricoli in tutto il mondo, tra cui Bill Gates in
primis.
Pertanto,
dopo tutto ciò, sorge porsi delle domande: come faceva il Sig. Dalio a sapere
di questi azzardati crolli finanziari? E’ veramente possibile che ci siano
persone così influenti che pianificano ogni decade i loro futuri progetti
egoistici? E’ solo una coincidenza che una grande organizzazione mondiale, la
banca mondiale e un grande fondo abbiano scommesso con successo sul verificarsi
di una pandemia globale difficilmente prevedibile e immaginabile a distanza di
un secolo dall’ultima?
Come sempre, solo il tempo darà le giuste risposte eccetto
a chi già le conosce.
Luigi
Brigante