I nostri articoli precedenti sul rogo del Reventino hanno incontrato un vastissimo successo sul web perché esponevano in modo sintetico un pensiero comune dei semplici cittadini che ormai hanno capito che sull’emergenza incendi in Calabria c’è una pappatoria infinita.
Si
sono complimentati tantissimi volontari e responsabili di gruppi e associazioni
di protezione civile che operano in silenzio e mal sopportano di vedere scorrere
fiumi di denaro e pesanti responsabilità nello scoppio dell’incendio e della
sua successiva gestione.
A
questi veri e disinteressati volontari va il nostro plauso e quello dei
cittadini onesti che non finiranno mai di ringraziarli per questo sforzo
titanico di opporsi alla devastazione del territorio causata da incendi, in
gran parte dolosi, sempre più frequenti ed in territori sempre nuovi.
Gli
interessi delle società che gestiscono aerei ed elicotteri sono stati
dimostrati con chiarezza da indagini giornalistiche di varie trasmissioni
televisive e, anche se noti a tutti, per limitarli è necessaria, oltre all’intervento
deciso della magistratura, una presa di coscienza delle forze di governo
regionale e nazionale.
In questo
inizio di campagna elettorale per l’elezione del Consiglio Regionale dovremmo
chiedere con forza ai candidati presidenti un preciso impegno per lo
smantellamento del sistema di pappatoia esistente e per la tutela dei boschi e
dell’ambiente.
Altro
discorso da fare è quello di separare i veri volontari disinteressati dai “professionisti
della pappa delle emergenze” che quando non ci sono vanno create, anche a costo
appiccando incendi quando non ne scoppiano per cause naturali.
Questa
è una operazione fattibile, anche se questi lestofanti che si circondano di
persone in buona fede pronte a difenderli a spada tratta così come sempre fanno
i componenti delle sette per i loro capi, invitando la popolazione a segnalare
alle forze dell’ordine ogni qualsiasi anomalia comportamentali e monitorando le
varie attività svolte.
Il
ducetto di una associazione a conduzione familiare, che noi non avevamo né citato
e né fatto oggetto anche di un minimo riferimento, ha ritenuto, sempre per l’innata
voglia di protagonismo che contraddistingue i falsi volontari in cerca di
gloria, di inalberarsi per un attacco che nessuno mai gli ha rivolto: noi non
rispondiamo alle sue ciarle, ed quelle del suo scudierio, perché cristianamente “perdoniamo loro perché non
sanno quello che fanno”.