Ho risposto con piacere
all’invito dell’Assessore Regionale alle Politiche Sociali Tilde Minasi partecipando
oggi presso la Cittadella Regionale all’incontro con il Ministro per le
Disabilità Senatrice Erika Stefani. Giudico positivamente i momenti di
confronto di questo tipo tra i vari livelli dell’amministrazione statale, per
avere la possibilità di portare in maniera diretta all’attenzione del Governo
le problematiche dei nostri territori. Ma, nondimeno, ritengo fondamentale che
a questi incontri debbano seguire degli atti concreti e mirati. Non basta
essere presenti sui territori, occorre comprenderne le peculiarità e impegnarsi
per trovare le soluzioni giuste alle varie esigenze, aiutando le
amministrazioni locali a migliorare le prestazioni e i servizi nei confronti
della popolazione. Ciò assume un valore decisivo soprattutto rispetto a
tematiche delicate come la disabilità, dove si registrano ancora nella nostra
regione condizioni di vita al limite della dignità umana per tante persone
fragili e per le loro famiglie. In tal senso, reputo fortemente prioritario
assegnare più risorse agli Ambiti e ai Comuni con maggiori difficoltà per
potenziare i Servizi Sociali e metterli in condizione di rispondere con sempre
più efficacia alle richieste della cittadinanza. Purtroppo in alcuni casi,
invece, il Governo, attraverso i propri interventi ha di fatto “premiato” i
Comuni in cui la rete dell’assistenza sociale è più strutturata e diffusa sul
territorio, penalizzando, invece, le zone in cui questa rete avrebbe bisogno di
maggiori risorse per rispondere ai bisogni storici ed emergenti del disagio
sociale. Mi riferisco, ad esempio, al Decreto del Ministro del Lavoro e delle
Politiche Sociali del 4 febbraio 2021, relativo alla concessione dei contributi
per il potenziamento dei servizi sociali comunali. Una questione che avevo
sollevato più di un anno fa e che sta ancora passando in assoluto silenzio,
senza un’adeguata rettifica. Sebbene il decreto si ponesse, infatti,
l’obiettivo di potenziare il sistema dei servizi sociali aumentando il numero
di assistenti sociali sul territorio, attraverso la riduzione del rapporto tra
assistenti sociali e popolazione residente fino ad almeno 1 assistente ogni
5.000 residenti, in concreto, così come è scritto, rende praticabile questa
strada solamente a quegli Ambiti/Comuni che hanno già un rapporto di uno ogni
6.500 residenti. In tal modo sono stati penalizzati proprio quei territori in
cui il rapporto è più alto e quindi la necessità di potenziare i servizi è
maggiore. Cioè si continua a dare più risorse a chi ne ha meno bisogno,
aumentando ancora di più il divario tra i Comuni che possono dare risposte in
maniera veloce ed efficace ai cittadini e quelli in cui tali servizi rimangono
sempre più intermittenti e sottodimensionati. Comuni localizzati in massima
parte nel Meridione d’Italia. Una scelta a mio avviso illogica e
contraddittoria che deve essere necessariamente modificata, per permettere a
tutti i Comuni di accedere ai fondi previsti, e in particolar modo a quelli che
ne hanno più necessità. Per una società più equa e più giusta!